“Curva Costa” di Diego Costa
Cari amici, ho un po’ trascurato la rubrica. Mi perdonerete? Spero di sì. Se avessi tuttavia un avvocato difensore, beh, non sarebbe difficile proporgli una linea difensiva che mi portasse all’assoluzione. Riproporrei all’attenzione della corte le ultime prestazioni della nostra squadra del cuore. E chiederei, alla giuria popolare se, di fronte a quelle partite, anche un commentatore di vecchia guardia non si sarebbe tutto sommato dispensato di dover pure esprimere un giudizio.
Perchè il Bologna delle ultime esibizioni, ora che aspettiamo l’Europeo e il campionato è stato archiviato, ha ricordato molto quel piatto succulento, il nostro piatto preferito che aspettiamo con una religiosità “alla commissario Montalbano: lui non parla quando mangia), lo vediamo arrivare in tavola che ci luccicano gli occhi e poi al primo assaggio… ci accorgiamo che lo chef o chi per lui ha sbagliato il dosaggio del condimento. Troppo sale o, più spesso ancora, nessun segno delle spezie necessarie.
Certo quindi di ottenere una assoluzione “perchè il fatto non sussiste” (e il fatto è l’ultimo Bologna), veniamo alla nota odierna.
Aspettando gli Europei, si intrecciano i sussurri (più che le grida) di una rivoluzione imminente. Cambiare tutto per non cambiare niente.
Sui social è tutto un susseguirsi di pareri sulle ipotesi più disparate. Un giorno parte questo, il giorno dopo, resta ma è necessario sacrificare al bilancio l’altro. Si scatena così un borbottio fastidioso di fondo, come vogliono poi i “dinamitardi” cioè i procuratori, che fanno combutta con quei giornalisti abituati a mercanteggiare a loro volta le notizie relativa. Con un sistema molto semplice, che vi vado a spiegare. Siccome i club si guardano bene dall’uscire allo scoperto, il giornalista chiama l’amico procuratore che gli dà notizia sulla trattativa a patto che lui metta in giro altre tre o quattro voci, dica al mondo che… ti ricordi quello che giocava… ecco ora è svincolato e si offre.
Non vado troppo lontano dalla verità se ipotizzo anche che sulla trattativa che il Bologna porta avanti per Lyanco, vista la distanza tra offerta e domanda, i granata abbiano detto: ti vengo incontro sul prezzo che proponi a patto che tu prendi anche l’attaccante.
Ecco. Questo più o meno è lo scenario.
Ma c’è qualcosa che vorrei dire al presidente Saputo. Caro Joey, è assolutamente comprensibile e giustificabile che tu voglia rientrare delle centinaia di milioni che hai speso finora. Specie dopo questo anno che è stato terribile un po’ per tutti, credici.
Però siamo anche certi nel dirti che la cessione di giovani di sicurissimo avvenire oggi, implode con la situazione globale, del calcio ma non solo. Voglio dire che esistono i tempi in cui è conveniente vendere e quelli in cui… no.
La plusvalenza che di certo già si verrebbe a creare per molti dei giovani in evidenza anche in una stagione così magra di soddisfazioni, è nulla di fronte a quella che si potrebbe realizzare se quei giovani restassero a completare il loro processo di crescita, qui, con Sinisa.
Il quale è stato chiaro: per ambire a un poto al Sole, che equivale a una crescita economica, occorrerebbe trattenere i più forti e rinforzare la squadra.
Ciò vorrebbe dire affrontare un esborso, ce ne rendiamo conto, ma per raccoglierne i frutti, ancora maggiori, più avanti.
Quanto alla squadra di prestiti che rientrano alla base. C’è chi ha fatto più che bene (Falcinelli alla Stella Rossa, 13 gol) e chi ha giocato poco. Io, un’idea, l’avrei: ci sono club di serie B che rischiano di non potersi neppure iscrivere. Firmare con loro una joint venture a patto che i giocatori dati in prestito vengano valorizzati, potrebbe essere un’operazione vantaggiosa. Altrimenti realizzabile anche rilevando un club all’estero.
L’ultima annotazione spetta al grandissimo Rodrigo Palacio. La sua sarà un’assenza pesantissima, lo scrivo in tempi non sospetti. Occorre al più presto trovare un sostituto degno. Che non è Arnautovic, visto che l’austriaco verrà a coprire un ruolo già vacante quest’anno. La mancanza di Rodrigo si farà sentire in termini di leadership sul campo, di esempio in allenamento, di ispirazione e ammirazione. Tutto ciò che questa città affamata di grande calcio, che ancora sa vivere bene, ha saputo catturare e tradurre in gratitudine verso il Trença.