Tappone, Tappetta, Tappina.
Vedere la tappa regina, il tappone dolomitico accorciato e snaturato non è mai bello ed è sempre triste.
Quando il perché di tale decisione rimane vago, nell’aria umida e piovosa della partenza, un po’ di rabbia sale naturalmente.
I corridori volevano correre il tappone, i direttori sportivi volevano correre il tappone e numerosi tifosi erano presenti nelle due salite tagliate del tappone, Fedaia e Pordoi. Ma Vegni e la direzione di corsa decidono di accorciarla per non rischiare niente. Pioveva e il rischio neve era concreto. Alla fine acqua tanta, freddo anche, ma niente gelo e niente neve. Condizioni meteo viste e riviste.
Dove?
Per esempio sul Galiber quando un certo Marco Pantani prese la maglia gialla e non la mollò più?
Il rischio fa parte del mestiere del corridore, ma anche dell’organizzatore.
Ieri non ha rischiato nessuno e alla fine ci han perso un tutti, soprattutto i tifosi, e soprattutto i corridori, che come ha detto Cristiano Gatti, giornalista vero non come il sottoscritto che non lo è e non lo sarà mai, non possiamo più chiamarli eroi.
Eppure alla fine Tappina non è stata, per fortuna qualcuno ha provato ad onorare il ciclismo, battagliando nonostante la pioggia non abbia concesso un minuto di tregua.
Nibali, Almeida, Formolo se ne vanno con altri avventurieri quando al traguardo mancano ancora diversi chilometri. Ripresi da un uomo che da ieri è assoluto padrone del Giro Egan Bernal.
Egan è un roditore colombiano, fino ad oggi ha rosicchiato trenta secondi su trenta secondi, impreziosendo il suo bottino e cucendosi saldamente la maglia rosa addosso.
Ed è stato così anche ieri, a metà salita del Giau, Egan ha aumentato il passo, ha staccato subito i suoi rivali e si è arrampicato solitario su quella che è diventata la Cima Coppi del Giro 2021.
Unici a limitare i danni un risorto Romain Bardet, molto bravo e costante in questo Giro, il primo della sua vita, e un immenso Damiano Caruso.
Ma Egan si è comunque involato da solo verso Cortina e nessuno è più riuscito a riprenderlo.
Voleva fortemente questa tappa e lo aveva già dichiarato in una simpatica storia social appena alzato. Voleva il tappone epico e chissà cosa sarebbe potuto succede con tutte quelle salite, ma alla fine si è fatto bastare anche la Tappina accorciata.
“Ci vuole Grinta, Questo è uno sport di Merda.” Il suo stato social del mattino, parafrasando un video virale di una brutta giornata ciclistica due anni or sono.
E la grinta l’ha sfoderata tutta, anche sul traguardo, quando per alzare le mani al cielo in maglia rosa si è sfilato la mantellina che lo aveva protetto fin lì, l’ha riposta dietro alla maglia e ha sferrato un pugno in aria con un urlo liberatorio.
Un gesto stupendo e di stupendo rispetto, verso la Maglia Rosa, verso i tifosi e verso la sua fatica.
Ora Bernal guida saldamente la Generale con Damiano Caruso secondo a due minuti e ventiquattro, terzo Hugh McCarty a tre minuti e quaranta, altra bellissima presenza sul podio.
Fuori definitivamente il bimbo Remco. Quasi, 25 minuti di ritardo, ancora troppo bimbo e troppo fuori forma per sfidare gli altri Generali. Ma ha tutto il tempo che vuole, non deve farsi innervosire da un fallimento che è solo un passaggio naturale per diventare grande.
Caruso molti lo vedono miracolato. Non la penso così.
Da sempre gregario, lo ha fatto perché le sue squadre avevano un collega apparentemente più forte. Damiano è stato gregario egregio, professionale e uomo squadra. E spesso, nonostante fosse gregario, arrivava tra i primi dieci o giù di lì.
Ora la sua occasione non se la farà scappare. Arrivare sul podio del Giro è grande cosa, ma se provasse a vincerlo facendo saltare il banco rischiando però di saltare lui, sarebbe molto brutto?
Pensaci Damiano, pensaci, alla fine cosa hai da perdere?
Sarà difficile farlo, sarà difficile anche provarlo perché Damiano è praticamente senza squadra dopo tutti gli abbandoni accusati.
Però la strada è ancora tanta e le salite anche.
Oggi Riposo e domani si va in Trentino. Passo SanValentino, bellissimo lungo e duro e poi l’arrivo inedito a Sega di Ala.
Egan è il padrone, ma non è detto che abbia rosicchiato abbastanza.
Il Giro non è ancora finito!
Immagini RAI