Tappa numero 8 primo weekend di tre.
Sì parte dalla Capitale del Tavoliere d’Italia, una Foggia Rosa come non è mai stata e si arriva a Guardia SanFramondi che il Giro non lo ha mai ospitato.
Sì parte in pianura e si arriva in salita. L’unica Pianura la partenza, 170 km tra l’alta Puglia e la Campania centrale, tra boschi e vigne che imbottiglieranno Falanghina, nel Sannio stupendo e selvaggio, tra cani randagi e cavalli che corrono liberi.
3400 metri di dislivello non una passeggiata, vere salite però non ce ne sono, una sola, lunga, fresca e leggera, seguita da una veloce discesa. Un bel percorso insomma finalmente in questo giro.
C’è lo spazio per scattare, per provarci, per fuggire, ma anche per andare tranquilli nella pancia del gruppo o per staccarsi e per riposarsi un po’.
E c’è anche il tempo per ritirarsi.
Si ritira Caleb Ewan.
Lo avevo scritto ieri: “Vincere in tutti e tre i Grandi Giri. Un obbiettivo ambizioso, da uomo maturo e da campione Vero. Finirli anche tutti e tre darebbe ancor più valore a questa impresa.”
Lo avevo scritto perché la puzza di fuga la terza settimana la sentivo nell’aria. Una fuga alla prima settimana dopo una vittoria imponente no, non la pensavo. Finirli tutti e tre sarebbe stata impresa da uomo maturo e campione vero. Uscire così, improvvisamente, alla prima settimana sa tanto di prima donna che prova a vincere facile.
Se non sarà così, se i motivi saranno veri, chiederò venia, ma qualcosa mi dice che non ne avrò bisogno.
Ci vogliono 60 km per vedere andar via qualcuno, nove Uomini con qualche nome importante, uno si tutti, Gaviria.
La compagnia di Molano proprio non la sopporta. Come la squadra supporti e sopporti una sua fuga inutile non è dato capirlo. Ulissi scalpitava. Poteva essere la sua tappa. Poteva.
Invece lo è stata per un giovane francese della Cofidis, Victor LaFay, 25 anni senza vittorie prima di oggi nel palmares. Uno che dice che non può vivere senza bicicletta, uno che vive per la bicicletta uno che alla fine ci fa digerire il fatto di essere andato a riprendere un bravissimo Giovanni Carboni, che sembrava involato verso una strameritata vittoria e che alla fine farà solo quinto, mangiato sul traguardo dagli altri bravi compagni di fuga.
Maglia Rosa rimane Attila Valter, questo sfracello Ungherese se resisterà entrerà nel cuore del BelPaese. È forte e può restare in Rosa per un po’. A patto che si metta a ruota dei suoi compagni che verso il Sannio hanno tenuto il gruppo a debita distanza dalla fuga senza consumare troppe energie.
Oggi si attraversa l’Abruzzo, 12 km in meno di ieri e lo stesso dislivello, con l’ultima salita di sei chilometri di cui gli ultimi 1600 metri interamente di Sterrato. Qui non si scherza, se a Guardia SanFramondi i Generali si sono limitati a seguire a ruota uno scatenato Moscon, verso Rocca di Cambio dovranno attaccarsi e menarsele si santa ragione. Per loro e per il Giro. Forse non sarà così, però dovrebbe esserlo.
Il mio sogno?
Chi oggi ha bucato, poi è caduto, è rientrato e ha concluso con i Generali.
È vecchio, è un vecchio Squalo!
Immagini RAI