Appennino Bolognese, in corso alcuni interventi di manutenzione ordinaria  

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La sonda che sta operando a Gaggio Montano

 

Si interviene nei versanti in dissesto del Bacino del Reno per sostituire strumenti e implementare la rete di monitoraggio geologico

Bologna–  Sull’Appennino Bolognese, sono attivi studi e monitoraggi di numerose situazioni di dissesto idrogeologico. Più esattamente nei punti più fragili a rischio frane da alcuni anni sono stati installati gli strumenti di controllo geotecnico.

Si tratta di una vera e propria rete di controllo e il monitoraggio viene attuato dai tecnici regionali dell’Agenzia Regionale per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile, con il supporto tecnico e scientifico delle Università presenti nella nostra regione.

Tra i comuni interessati al controllo geotecnico  ci sono CamugnanoCastiglione dei PepoliGaggio MontanoGrizzana MorandiLizzano in BelvedereAlto Reno TermeMonterenzioMonzuno e Marzabotto.

Per la rete di controllo geotecnico vengono utilizzati fondi regionali per l’annualità 2019-2020, per un importo complessivo di quasi 163 mila euro stanziati con la delibera di Giunta Regionale n. 556 del 08/04/2019. I lavori sono stati appaltati alla ditta Prove Penetrometriche di Castelnuovo Rangone (Mo), che stanno rinnovando e implementando i sistemi attivi per monitorare i dissesti, con la posa in opera di strumentazione per la verifica dei movimenti e delle falde idriche nei terreni.

Nell’Appennino Bolognese ci sono molte zone a rischio di dissesto idrogeologico, riconosciute e normate da diverse leggi di settore, tra cui il piano di Bacino del Reno, adottato nel 2002, che ne individuava oltre 170.

Molti di questi interventi sono stati attuati dagli enti pubblici che operano a salvaguardia dei beni pubblici, del territorio e delle popolazioni interessate. I servizi regionali (gli ex Geni civili, per semplificare) negli ultimi decenni hanno realizzato importanti opere di consolidamento e molte altri – ricordiamo – sono gli interventi in fase di realizzazione o prossimi all’apertura dei cantieri, dopo un’attenta fase di progettazione in capo all’Agenzia Regionale per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile.

A Lizzano in Belvedere (Bo) prosegue il consolidamento della storica frana in località Querciola

Intervento da 580mila euro che prevede la realizzazione di trincee drenanti e rivestimenti antierosivi a salvaguardia dell’abitato e della strada provinciale Gaggio-Masera. Utilizzate tecniche di ingegneria naturalistisca

Bologna – La forza del verde contro l’erosione del terreno. Sull’Appennino bolognese, nel Comune di Lizzano in Belvedere, i lavori di consolidamento della grande frana a valle dell’abitato di Lizzano in Belvedere (BO), panoramica frana in località Querciola_2Querciola e della strada provinciale Gaggio-Masera proseguono infattiuti ulizzando soprattutto tecniche e materiali sostenibili per l’ambiente: dall’inserimento di bioreti in fibre naturali o in fibra di cocco, alla creazione di armature vegetali, all’idrosemina per contrastare l’erosione attraverso una copertura erbosa. Si tratta di un cantiere da 580mila euro, localizzato nella parte alta del versante, dove si stanno realizzando tra l’altro trincee e drenaggi capaci di convogliare, intercettare e raccogliere le acque profonde.

L’intervento è stato finanziato dal ministero per l’Ambiente e progettato dai tecnici dell’agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile.

La tipologia dei lavori

L’intervento prevede opere sulla scarpata in frana per proteggerla dall’erosione attraverso un rivestimento di reti metalliche accoppiate a bioreti in fibre naturali, fissate con funi di acciaio. Con l’utilizzo di una nuova tecnica sperimentale, tra le maglie sarà creata un’armatura vegetale: verranno piantumate specie autoctone insieme a microorganismi del suolo per favorire un maggior radicamento sulle pareti. Da ultimo è prevista l’idrosemina, tecnica di ingegneria naturalistica utilizzata per rinverdire le superfici in particolare laddove la semina tradizionale risulta inopportuna o insufficiente a realizzare un manto verde a causa dell’azione erosiva di pioggia e vento. L’intento è accrescere l’azione di contrasto all’erosione grazie alla copertura erbosa.

Anche nei versanti meno ripidi sarà realizzato un analogo sistema di consolidamento e di protezione utilizzando una rete di fibra in cocco, mentre nel corpo di frana vero e proprio è prevista la creazione di fossi rivestiti con pietrame per drenare i terreni e ottenere la regimazione delle acque di scolo. Infine, per garantire una maggiore stabilità del versante, è previsto anche il rimodellamento dell’area.

Tutte le informazioni sui lavori in corso in Emilia-Romagna per la sicurezza del territorio sul sito: https://www.regione.emilia-romagna.it/territoriosicuro.

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Un commento

  1. Notizie in merito a prevenzione e monitoraggio sul dissesto del territorio fanno sempre piacere. Soprattutto vista la necessita’ di cui la nostra montagna in tanti piccoli modi ci manda avvisaglie, spesso non colte. Su questo aspetto voglio puntare la riflessione: comune di Lizzano riesce a ottenere finanziamenti per circa 600 mila euro per fare fronte a necessita’ del territorio come documentato. Comune di Alto Reno Terme, come cadono 2 mm di pioggia in piu’ della media si innescano smottamenti e allagamenti. Basta frequentare la strada provinciale per Granaglione per rendersi conto dei primi, la zona della Pieve, dove vivo, per i secondi eventi menzionati. Per non parlare del masso da svariate tonnellate posto come una spada di Damocle da gennaio sui passanti della vecchia ss64 in zona Valverde arginato con vecchi pali della luce fissati alle protezioni gia’ esistenti ma danneggiate. Probabilmente in alcuni Comuni della montagna la burocrazia tanto indicata come freno bloccante agli interventi non risulta tale, o per lo meno con le dovute maniere le problematiche possono essere affrontate e risolte per il bene comune. Spero possano prenderne esempio anche altri amministratori.

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