LIZZANO IN BELVEDERE: Seggiovia ed economia

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Leggendo l’articolo “La seggiovia riduce l’impatto ambientale”, uscito sul “Il Resto del Carlino” nei giorni scorsi, mi sono soffermato su di una frase “…si vuole creare un servizio di trasporto destagionalizzato, rispetto ai normali flussi turistici invernali. Sarà al servizio di altre attività per una sana fruizione della montagna.” Una bellissima frase che, purtroppo non solo non dice molto, ma che è , a mio avviso, una vera contraddizione. Una sana fruizione della montagna utilizzando un mezzo di trasporto meccanico invece che camminare. Può fare il paio con quella vignetta nella quale un motociclista, mentre sta salendo a cavalcioni del veicolo, dice all’amico :”Il dottore mi ha consigliato di fare molto moto”.

A parte questi aspetti sanitari, non mi risulta che vengano presi in considerazione i modesti apporti economici delle varie categorie di turisti che insistono sul territorio di Lizzano in Belvedere. Questo è il vero nodo da sciogliere e che non credo che una seggiovia, per quanto ben fatta, con meno piloni, e,forse, un po’ più lunga, riesca in detto compito.

Andiamo ad esaminare le cifre e traiamone le conseguenze, tra parentesi gli importi relativi ad altre realtà quali Alpi e Dolomiti per lo sci, Trentino per il turismo estivo e Vie di transito pluri giornaliere per l’escursionismo: Turismo invernale € 43/giornalieri ( € 100 ) ; Turismo estivo € 22 ( € 100 ) ; Escursionismo € 13 ( € 27-35 ). Il differenziale per la prima voce è di € 57, ovvero meno della metà delle stazioni invernali considerate. Tragico il rapporto del turismo estivo, quasi 1/5, per l’esattezza 4,55 . L’Escursionismo passa da ½ a quasi 1/3 , per l’esattezza 2,70. Allora, grazie a detto impianto, l’economia dell’Alto Appennino Bolognese riceverà notevole impulso.

Vorrei sapere quale istituto di ricerca abbia effettuato detto studio economico e su quali basi di fruizione dell’impianto si sia basata. Pensare di raddoppiare l’apporto economico dovuto al turismo invernale è già una di quelle fantasie da incorniciare, ma pensare di elevare sensibilmente quello del turismo estivo, la reputo una colossale sciocchezza. Mi si deve spiegare con quale logica un turista estivo decida di frequentare quotidianamente detta seggiovia spendendo, almeno, € 22  di abbonamento quotidiano. Il detestato Escursionista, visto che è una persona che, normalmente, gira a piedi, deve venire colto da un raptus meccanicista per divenire abituale cliente di tale impianto a fune.

Io credo che che non si sia preso in considerazione o voluto prendere in considerazione, quali siano le profonde ragioni che hanno portato ad un incasso globale dei tre comparti turistici a € 78 contro gli € 227-235 della concorrenza. Detto importo è infatti 1/3 e non è una differenza facilmente colmabile con una seggiovia. Quali sono le ragioni di questa débacle ? A mio avviso si tratta di un grave problema infrastrutturale di offerta turistica.

Partiamo dall’ultimo dei soggetti trattati :L’Escursionista . Quasi ovunque hanno capito che per far spendere danaro a chi pratica detta disciplina, necessita fornire tragitti pluri giornalieri sul territorio. Se si pianificano percorsi, mediamente di 4 tappe, l’escursionista sarà quasi obbligato a trascorrere una nottata in un B&B o altra sistemazione di accoglienza, ammesso che faccia solo un Sabato e Domenica. A più riprese farà l’intero percorso con ulteriori frequentazioni di B&B, ristoranti, bar ed altro. Se decidesse di fare il tragitto continuativamente, passerà 4 giorni in zona. Benché queste opportunità stiano proliferando ovunque, a Lizzano è un argomento mai preso in considerazione.

A questo soggetto turistico, l’Escursionista, si aggancia però il Turista estivo. Una parte di quelle aree di interesse per il primo, possono essere valide anche per il secondo che, invece di trascorrere vario tempo nella seconda casa dinnanzi al televisore, avrebbe la possibilità di visitare e conoscere il territorio, trovare motivi di interesse in emergenze storico-culturali, geologiche, luoghi di culto, ambientali ed altro ancora. Dinnanzi ad una simile povertà di offerta è evidente che detto turista estivo si rivolga altrove per le proprie spese e per soddisfare taluni suoi interessi.

Il tanto declamato Turista invernale, ovvero chi pratica lo sci, con il suo apporto di € 43 giornalieri appare quale salvatore della patria. Ad un attento esame, però, scopriamo che non è tutto oro quel che luce. Se da € 43 ci togliamo gli € 25 dell’abbonamento agli impianti di risalita, restano solo € 18 dai quali, spesso, sono da detrarre i soldi per il nolo delle attrezzature. Così vediamo che l’indotto creato dallo sci si pone a mezza via tra il Turista estivo e l’Escursionista. Anche per il Turista invernale vi è il problema che, finito il saliscendi sciatorio, non sa cosa fare. O si reca ad un punto di ristoro, ristorante o bar, anche se con € 18 non c’è molto da scialare, oppure se ne torna a casa. Può, come tutti effettuare compere nel territorio, ma, stante le cifre esposte, anche lui spende poco.

Queste sono le cifre fornite da uno studio Universitario in merito alla zona del Corno alle Scale. Dal momento che sino ad oggi, dai fautori del nuovo impianto di seggiovia, non sono stati forniti studi in merito a quale sia l’incremento economico dei tre comparti turistici dovuto a questo nuovo impianto a fune, inviterei detti fautori a fornire tali studi, altrimenti il tanto decantato “Trasporto destagionalizzato” resta solo un sostantivo con un aggettivo privi di una reale validità per la zona in oggetto.

Chiudo questo mio articolo con una osservazione nata dal fatto di essere contemporaneamente figlio di una famiglia, dal lato materno, di Pianaccio, in quel di Lizzano in Belvedere, di aver fatto per anni il pastore in detti luoghi, di aver lavorato per anni nei tre alberghi e due ristoranti che la mia famiglia aveva in affitto nello stesso capoluogo, di conoscere i luoghi e di avere con questi un profondo legame “affettivo” ed, alla fine, di essere un contribuente, l’osservazione è questa : E’ mai possibile che qual si voglia possibilità di recupero economico e sociale dell’Alto Appennino Bolognese passi solo ed esclusivamente sulla impostazione di impianti a fune ? Ma chi ha responsabilità politiche, amministrative e di programmazione sul territorio i risultati di indagini di centri di studio universitari, di analisi socio-economica e demoscopica li legge mai ?

Questi studi, pubblicati e facilmente consultabili, indicano che la crisi del Comune di Lizzano in Belvedere ha radici ben diverse dalla carenza si seggiovie, e, tra l’altro indicano proprio quelle che sono e sono state le carenze infrastrutturali che hanno portato detto Comune ad essere l’ultimo per reddito dell’intera Città Metropolitana di Bologna. A qualcuno potrebbe sorgere il sospetto che dietro a tutta questa frenesia per seggiovie vi siano ben altre ragioni che non il recupero socio-economico dei posti. Come contribuente non mi garba molto che i danari da me versati nelle casse pubbliche vengano dirottati in lavori da costi milionari con altrettante spese milionarie di mantenimento, con ben poco rispetto per l’ambiente e con discutibili ritorni economici per le popolazioni interessate.

Perché qualsiasi altro intervento sul territorio e sulla valorizzazione delle sue attrattive geologico-ambientali e del suo patrimonio storico-culturale viene regolarmente disatteso? Forse perché questi interventi, che potrebbero apportare un sensibile beneficio alle popolazioni, richiedono investimenti molto più modesti? Che sia questa la ragione della ossessiva e maniacale disposizione a considerare gli impianti a fune l’unica soluzione per l’Alto Appennino Bolognese ?

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