Terza volta che metto le ruote in via Marzatore, seconda che affronto lo strappetto che la comincia partendo da Mercatello.
Ho sbagliato a non inserirlo tra i Muri, le gambe mi dicono che la seconda volta è un muro vero, solo 100 metri ma che con tutto il dislivello che ho pedalato appaiono lunghi quanto lo Stelvio.
Passo di nuovo il teatro delle Ariette e la Fonte dell’Acquasalata, arrivo alla Tagliolina e poco prima della trattoria svolto a destra lungo via Invernata, sedicesimo muro di giornata.
Il Muro dell’Invernata, il muro più fiammingo di tutto il giro. Non c’è il pavé ma due tratti cementati che la rendono ancor più affascinante di quel che già è.
Il primo, quasi pianeggiante, dà il benvenuto lungo questa salita di due chilometri al 7%, pendenza media falsata da un tratto in leggera discesa prima dello strappo finale, il secondo invece sale deciso, e una volta sull’asfalto la pendenza aumenta con il tratto più duro della salita.
In cima scendo a destra lungo via Volta, verso Castelletto, e in via Barlete scendo a sinistra verso Monteveglio. Un chilometrino di falsopiano in discesa in cui approfitto per mangiare l’ultimo gel e giro a destra in via Campomaggiore.
Il Muro di Campomaggiore, diciassettesimo muro, è un vero muro, corto e verticale. Un solo chilometro al 10% diviso in due. Il primo all’inizio, 300 metri che si impennano verso il cielo, un piccolo riposo all’incrocio con via Lametta, (una delle tante che sento nelle gambe…) e poi il secondo caratterizzato da una esse al 14% e da duecento metri dritti a più del 20%.
All’incrocio un cartello indica pendenza del 10%. Io non so come facciano a calcolare le media, ma sicuramente quel cartello è sbagliato. Oppure è uno scherzo che una volta sul drittone, dopo la esse, risulta di cattivo gusto.
Affronto il tratto più duro con una stanchezza bastarda che mi invita a fermarmi, ma già la prima volta che scoprii Campomaggiore una distrazione mi fece appoggiare il piede a terra, e mi ripromisi che mai più doveva succedere.
Arrivo a Casa Fonsi senza fermarmi e proseguo, alla Cà del Tenente prendo via Volta, salgo fino alla tenuta SanMichele e scendo verso Monteveglio.
Per fortuna sono avvolto dalla nebbia, ogni volta scendere da via Volta mi fa sembrare di precipitare su Monteveglio e mi assalgono vertigini tremende.
Attraverso Monteveglio, alla rotonda prendo la terza uscita, sembra di entrare in casa di altri ma un realtà è l’inizio di Via Sassuolo.
È di nuovo Monte Morello diciottesimo muro, il penultimo, l’ultimo duro, molto, molto duro.
Il Muro di Sassuolo, meno di tre chilometri al 7,2% che portano dall’inizio di Monteveglio alla cima di Monte Morello. Una pendenza, come le molte di questi muri, falsata dall’ultimo tratto in falsopiano, perché, in realtà, il primo chilometro è al 12% di pendenza media, con il tratto frana to, asfaltato di nuovo, che si avvicina al 18%.
Arrivare in cima a questo muro dopo altri 17 affrontati, passando il suo bosco, le splendide case in sasso, i casolari, le arnie, le vigne, è una soddisfazione di una vittoria degna di una classica del grande ciclismo.
Mentre salgo via Sassuolo ammiro l’abbazia sulla mia sinistra.
È L’arrivo.
L’ultimo muro anche se proprio muro non è.
Ma è salita vera e ci arrivo dopo aver percorso la bella ciclabile fatta anche in partenza. Dopo quasi 110 km, la ciclabile riesce a congiungere primo e ultimo muro di giornata. Simbolo di quanto in Italia abbiamo bisogno di ciclabili.
Il Muro dell’Abbazia, diciannovesimo muro, due chilometri al 7,4%, costanti, senza strappi, con l’ultimo tratto da spingere. Se ne avessi spingerei il rapportone, ma in realtà rimpiango il rampichino.
Vedo il Borgo di Monteveglio vecchio farsi sempre più vicino, guardo solo verso l’alto senza considerare la mia velocità. O forse meglio dire Pianità.
Un ciclista scende, lo saluto, mi saluta, sono solo. La strada gira intorno al monte e poi torna indietro, entro nella nuvola e davanti a me ho solo un tratto di strada e di fianco il bosco. La porta del Borgo mi appare improvvisa, sferro il pugno verso il cielo, esulto stremato. Vorrei entrare ma il ciottolato bagnato, la stanchezza, e le ore che si avvicinano verso le 14, mi fanno desistere.
Ho percorso 110 km e fatto 2612 metri di dislivello, rimanendo sempre nel mio comune, la Valsamoggia che sembra una provincia ma non lo è.
Sono stremato ma devo tornare a casa, è fine Novembre e si è da poco concluso il Giro d’Italia. Ho toccato tutti i vecchi Comuni della nuova Valsamoggia meno uno.
Savigno è forse il più bello, merita un passaggio, forse due, oppure di più.
Ho già in testa I Muri della Valsamoggia versioni Medio e Lungo. Serretti, Pradole, Are, Cuccola, San Biagio.
Inverno fammi riposare, a Primavera germoglierà un giro che nessun altro Comune può avere.
Ecco tutti I Muri della Valsamoggia, versione corta, 110 km 2612 metri di dislivello.*
- 1 Muro della Rocca 300 metri al 9%.
- 2 Muro di Rimondello 650 metri al 10,7%.
- 3 Muro della Cà Bianca 270 metri al 11%
- 4 Muro di San Savino 3,7 Km al 3,2% (700 Mt al 5,2%, 380 Mt al 7,1%)
- 5 Muro della Saracca 850 Mt al 10,6%
- 6 Muro di Belvedere 400 Mt al 12,8%
- 7 Muro delle Puglie 1,37 Km al 5,1%
- 8 Muro di Zappolino 1 Km al 5,6%
- 9 Muro di Ziribega 1,62 Km al 3% (400 Mt al 6%)
- 10 Muro dei Carabinieri 260 Mt al 3,4%
- 11 Muro di Farnè 4,12 Km al 4,5% (1,55 Km al 8%)
- 12 Muro di San Antonio 1,72 Km al 12%
- 13 Muro del Pignoletto 1,1 Km al 15,3%
- 14 Muro della seconda Volta 1,83 Km al 6%.
- 15 Muro di San Michele 3 Km al 3,3% ( 930 Mt al 12%)
- 16 Muro dell’Invernata 2 Km al 7%
- 17 Muro di CampoMaggiore 0,94 Mt al 10%
- 18 Muro di Sassuolo 2,8 Km al 7,2% (1 Km al 12%)
- 19 Muro dell’Abbazia 1,53 Km al 7%
*Dati Strava.
Il mio giro su Strava: https://strava.app.link/4PolV2Zigcb
Foto di Enrico Pasini
Ho lasciato la Valsamoggia 4 anni fa per trasferirmi in pianura che più pianura non si può… quest’anno ho iniziato a girare in bici e ora mi dispiace ancora di più, figurarsi quando leggo una storia come questa!!
PS non vedo l’attività su Strava, è pubblica=