UNIONCAMERE: In flessione il numero delle imprese femminili

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A fine giugno erano 84.336, in calo rispetto a un anno prima (-0,6 per cento). Scendono il commercio al dettaglio (-3,1 per cento) e la ristorazione (-1,6 per cento), aumentano le altre attività di servizi, prosegue la contrazione in agricoltura. Aumentano le imprese ascrivibili a imprenditrici straniere (+2,4 per cento). Cina, Romania e Albania le comunità più rappresentate

Al 30 giugno scorso le imprese attive femminili in Emilia-Romagna erano 84.336, in leggera flessione rispetto alla stessa data del 2019 (-525 unità, pari a un -0,6 per cento). Il calo è stato più accentuato tra le imprese non femminili (-0,8 per cento).

L’incidenza dell’imprese femminili sul totale delle imprese regionali è pari al 21 per cento, inferiore alla media nazionale del 23 per cento. Va sottolineato come le regioni con la percentuale di imprese femminili più contenuta siano nell’ordine Trentino Alto-Adige, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, territori con una elevata occupazione femminile, ad indicare una forte correlazione tra imprenditorialità e mercato del lavoro. Come accade anche per le imprese giovanili, spesso l’apertura di un’attività in proprio rappresenta una forma di autoimpiego a cui si ricorre in assenza di alternative occupazionali, da qui le percentuali più elevate nel Mezzogiorno.

I settori di attività economica. La flessione delle imprese femminili deriva dalla composizione di tendenze ampiamente divergenti. Da un lato, quella positiva dell’insieme dei servizi escluso il commercio (+319 unità, +0,8 per cento) e delle costruzioni, dall’altro, quella negativa derivante soprattutto dalla riduzione della base imprenditoriale nel commercio (-511 unità, -2,3 per cento), nell’agricoltura (-246 unità, -2,0 per cento) e in misura sensibilmente minore nell’industria (-1,4 per cento, -105 unità).

Nazionalità. Il 13,5 per cento delle imprese femminili è ascrivibile a imprenditrici straniere. Se si scompone la variazione del numero delle imprese femminili in base alla nazionalità del titolare emerge una crescita della componente straniera, +2,4 per cento, a fronte di un calo di quella italiana, -1,1 per cento. Complessivamente sono 11.387 le imprese femminili straniere, mentre le imprenditrici di nazionalità estera che operano in Emilia-Romagna sono 17.588. Cina (3.409), Romania (1.937), Albania (951), Marocco (826) e Moldavia (730) le nazioni più rappresentate.

L’età media delle imprenditrici straniere che operano in Emilia-Romagna è di 47 anni, quella delle imprenditrici italiane è di 55 anni.

La forma giuridica. Nonostante la leggera flessione delle imprese femminili, le società di capitale sono notevolmente aumentate (+400 unità, pari a un +2,6 per cento), anche per effetto dell’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata. A fare da contraltare sono state la rapida riduzione delle società di persone (-325 unità, -2,6 per cento) e la più lenta, ma più ampia flessione delle ditte individuali (-1,1 per cento, -597 unità). Le cooperative e i consorzi sono rimaste sostanzialmente quasi invariate (-0,2 per cento).

 

– Si considerano Imprese femminili le imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da donne. Il grado di partecipazione femminile è desunto dalla natura giuridica dell’impresa, dall’eventuale quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio e dalla percentuale di donne presenti tra gli amministratori o titolari o soci dell’impresa.

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