La Cultura (NON) si ferma in Appennino: Loris Arbati

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Loris Arbati

Siamo in dirittura d’arrivo: Questa obbligata e particolare rassegna letteraria a distanza di sicurezza sta per giungere alla conclusione sopo più di tre mesi.

Un’esperienza diversa dal solito, dettata dall’esigenza incontenibile di promuovere e diffondere la cultura del leggere e dello scrivere nonostante gli ostacoli posti dal Covid – 19

Un’avventura partita con decine di punti interrogativi, che si è rivelata nel tempo qualcosa di soddisfacente e stimolante, grazie all’entusiasmo degli autori che hanno partecipato, ai confronti costanti sui social network e alla risposta delle persone, che non hanno abbandonato la voglia di conoscenza, restando fedeli a questi incontri online e ripromettendosi di vedersi tutti insieme dal vivo, quando le circostanze saranno favorevoli.

Il penultimo appuntamento vede protagonista, in veste di poeta e scrittore, Loris Arbati, uno degli organizzatori della rassegna. C’è davvero bisogno di presentazioni per Loris Arbati? Di certo, chi frequenta ed ama l’Appennino, non può non aver fatto la conoscenza di una persona che conosce a menadito flora, fauna, sentieri e storia di questo territorio e ne promuove costantemente la bellezza, attraverso le passeggiate e le escursioni, rigorosamente gratuite, che non solo fanno conoscere la natura che ci circonda in ogni suo aspetto, ma sono anche occasione di letture durante le soste in luoghi assolutamente suggestivi.

Fiero delle sue radici, Loris ha inoltre piena fiducia nelle giovani generazioni, alle quali non manca di trasmettere i suoi insegnamenti e le proprie esperienze, rimanendo sorpreso dalla curiosità e dall’entusiasmo del piccolo pubblico e sfatando così le dicerie che vorrebbero i ragazzini non più interessati ai libri ed alla lettura.

Con il suo ultimo lavoro, dal titolo Giorgione, un uomo nella storia (ED Classics), Arbati aggiunge un pezzo di storia e di esperienza al suo percorso artistico e di vita, catturando ancora una volta la nostra attenzione e stimolando la voglia di evolverci interiormente, mentre viviamo la vita di chi ha iniziato da zero, tra lavori umili e faticosi, riuscendo infine a diventare un importante industriale nel campo della sanità. Proprio colpito dai libri di Arbati, Giorgio Fantazzini ha voluto incontrare il nostro protagonista, chiedendogli di raccontare la sua rocambolesca esistenza, descritta in una collezione unica al mondo. Una biografia ricca di umiltà, di voglia di proporsi e di vita, nel senso più profondo del termine.

 

Che cos’è per te la scrittura?

Quanto spazio mi dai per risponderti? La scrittura da sempre è stata importante. Ho iniziato con la poesia, poi la saggistica sulla biologia delle piante, oggi è di supporto alla lezioni di educazione civica-ambientale nelle scuole, durante le passeggiate didattiche, negli incontri pubblici sulla difesa e la valorizzazione del territorio, nella difesa dei valori, delle tradizioni e dei dialetti.

Secondo te, si può provare affetto reale per i personaggi che si creano nelle proprie storie?

Nel mio caso certamente. Tutti i personaggi che cito nei miei libri sono realmente esistiti. Quello che sono oggi, nel bene e nel male, lo debbo a loro; insieme a Madre Natura e ai libri, sono stati i miei insegnanti, non a caso li definisco ”I filosofi della Terra”. Mentre i contemporanei che cito nei racconti, sono amici coi quali gioco, assegnando loro ruoli improbabili, solo per il piacere di gustarmi le reazioni.   

Natura e scrittura. Nella tua esperienza di vita e artistica, entrambe contano in maniera particolare. Come persona, quale dei due mondi ti ha aiutato maggiormente a conoscerti?

Entrambe. Entrambe sono lo specchio dell’anima. Non c’è nulla che ti metta a nudo come la Natura e la scrittura. La prima, per darle una definizione secca, è la – terapia psicofisica biologica gratuita per eccellenza. La seconda la spiego meglio: la prosa ti sonda la coscienza, smuove la mente, la razionalità e il senso del dovere, mentre la poesia è lasciarsi percorrere dai sentimenti, dai sensi e dall’istinto.

Perché, secondo te, l’uomo non legge più con la stessa passione di un tempo? È una questione di ego personale o semplice pigrizia?

Semplificando, ti potrei rispondere che oggi c’è ben poco da leggere. Intendo qualcosa di nuovo, che pulsi, che stimoli, che trascini, che appassioni e infine ti travolga. Senz’altro le reti sociali, la tecnologia tutta, impigriscono la mente dei giovani e rubano tempo alla lettura, offrendo improbabili citazioni gettate qua e là. Mentre la Natura, le passeggiate didattiche attraggono e appassionano sempre più giovani. Ahimè gli eventi culturali restano materia degli over cinquanta.

Secondo la tua opinione, gli editori di oggi credono nei propri autori?

Assolutamente no. Abbiamo voluto la globalizzazione? Ebbene non potevamo pensare che l’editoria ne restasse fuori, una ”mosca bianca” nel panorama economico mondiale disinteressata alla quantità, certo che no. Oggi il numero degli editori e cresciuto proporzionalmente al numero degli scrittori. Facile trarre le conclusioni. La maggioranza degli editori non si dedicano più alla qualità, e quindi alla promozione di un buon libro, ma accolgono più ”scrittori” possibili, perché vendano le cinquanta o  cento copie del libro a parenti e amici.

Tra i tanti aspetti negativi del Covid, forse quello più positivo è stato proprio un risorgere della natura e della Terra in generale. A tuo parere, l’uomo si merita questo meraviglioso pianeta?

Tralascio la bellezza della Natura, che dovrebbe da sola farci riflettere, quando la offendiamo con le nostre azioni quotidiane. Nel testo scolastico ”La favola del vecchio bosco”, dato la metamorfosi dell’Homo sapiens in Homo stoltus negli anni ’50 del secolo scorso. Ovvero da quando l’uomo ha iniziato a dimenticare chi gli dà la vita e qual è la sua prima casa. Il virus ce lo ha ricordato, ma credo, come auspicio lo dico al passato, non sarà servito a nulla. 

C’è una storia nella tua testa che sai non scriverai mai?

Certo! La biografia di uno scrittore. Senza offesa, non la scriverei neppure se me lo chiedessero in sogno i giganti della letteratura del passato. Non riesco a fidarmi.

 

foto dal web

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