Il “dopo” che verrà

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Ho ripreso questo titolo di un articolo di Luca Calzolari, direttore di “Montagne 360”, la rivista del Club Alpino Italiano per il gran parlare che si fa in questi giorni del post pandemia.

Leggiamo alcune righe dello scritto di Luca Calzolari : “Ci sentiamo ripetere spesso che “niente sarà più come prima”. Fanno riflettere le parole di uno scritto recente di Marco Revelli, storico e sociologo, che mettono in guardia sul fatto che molti stanno lavorando perché “tutto sia come prima””.

Alla luce di queste parole esprimo alcune mie opinioni. La prima è molte strutture sociali ed istituzioni hanno operato e continuano ad agire durante questa pandemia come se l’emergenza non esistesse. Decine di migliaia di morti, paralisi produttive, chiusura di scuole ed altro non hanno neppure scalfito il loro modo di agire. In primis la burocrazia, che non ha risentito certo di disoccupazione o di perdita di stipendio, ha continuato nella sua opera di ostacolo delle necessità sociali. Si pensi solo al tormentone “Mascherine” con controlli iper fiscali ma con appalti dati a persone inaffidabili. Inceppi di ogni tipo per la loro distribuzione. Intanto detta burocrazia ha tenuto per anni nel cassetto l’allarme per un ponte pericolante. Il ponte è crollato, responsabili ? Nessuno, la burocrazia non ha né colpevoli né responsabili. Male che vada si organizza la celebre “Commissione di indagine” il cui compito precipuo è insabbiare tutto o alzare un tale polverone di tesi contrastanti da mandare tutto alle calende greche. Voi pensate, cari lettori, che detto cancro, la Burocrazia, possa essere indirizzata sul binario del servizio al cittadino ? Ne dubito parecchio per varie ragioni. La prima che detta elefantiaca struttura è organica a chi gestisce il potere, ovvero alle segreterie di partito. Non è casuale che vi siano 160.000 normative burocratiche con il corollario di centinaia di migliaia se non milioni di : chiose, interpretazioni, sentenze, dubbi, ed altro che finiscono per costruire un castello normativo inespugnabile.

La così detta classe politica se ne è ben guardata da sistemare questa assurdità, anzi, ha continuato a sfornare norme, decreti ed interpretazioni a iosa. Il paese che ha più norme burocratiche, dopo l’Italia, ne ha 8.000, fate il confronto. Vi è poi il mondo politico con tutti i suoi privilegi, vitalizi benefit, intoccabilità ed altro che sarà molto difficile convincere a ridimensionare. Vi è poi il mondo dei grandi evasori e della Delinquenza Organizzata SpA legato a doppio filo con il marasma politico. Chi ha la forza di scardinare tale roccaforte ?

L’unica strada è il collasso economico. Parlo proprio di collasso, non di difficoltà, giacché in questo secondo caso sarebbe sufficiente demolire di un altro bel po’ il SSN, i servizi sociali, l’istruzione ed aumentare in maniera consistente le tasse ed imposte per far quadrare i conti. Parlo proprio di collasso in modo tale che debba intervenire un paese economicamente forte a prendere le redini del Paese. Quale potrebbe essere un paese economicamente forte ? Supponiamo sia la Cina. I pragmatici confuciani entrano, di soppiatto, con una valanga di soldi e con vari funzionari a controllare che detti danari non finiscano nelle tasche degli amici dei loro amici ben noti in campo internazionale. Da persone pratiche riducono le normative burocratiche a 1.600 in pochi mesi giacché il mantenimento di una organizzazione dedita alla distruzione della società, come è l’italica burocrazia, non fa parte della loro filosofia sociale. Ci sarebbero i partiti e la classe politica. Questo sarebbe l’ultimo dei problemi giacché si avrebbe a che fare con una organizzazione esperta nel “Salto sul carro del vincitore” e quindi in breve dedita a seguire gli ordini impartiti. Penso che anche quelle organizzazioni e persone esaltatori della camicia nera e favorevoli a sostituire l’Inno di Mameli con Giovinezza, si adeguerebbero dalla sera alla mattina. Una bella stella rossa su di una camicia nera risalterebbe molto di più. Resterebbe il grosso della popolazione, quella dedita al lavoro ed allo studio, cosa cambierebbe per lei ? Nulla, si continuerà a lavorare e a studiare, forse diminuirebbero le tasse e le imposte non dovendo mantenere milioni di nullafacenti; per avere il permesso di cambiare le finestre di casa non sarà più necessario fare 81 pratiche ed andare in 14 uffici diversi, basterebbe scrivere che si è intenzionati a cambiare le imposte marcescenti con altre nuove e spedire il messaggio all’ufficio preposto. Certo, ci sarebbe il rischio di studiare il cinese, ma, visto che non si è riusciti neppure ad insegnare l’italiano, da come si esprimono certi politici, non sarebbe un gran male, almeno le menti si terrebbero in esercizio. Fantascienza ? Vedremo.

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