Rilanciamo l’Appennino ?

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Utilizzare il verbo “Rilanciare” significa che il lancio è stato fatto almeno una volta. Dubito di questa asserzione. Faccio un salto indietro di pochi anni, alle ultime fasi del governo Gentiloni e di 58 concessioni di opere o lavori da farsi senza demenziali iter burocratici. Due di questi mi colpirono particolarmente perché facevano perno su due esigenze particolarmente sentite da chi aveva la seconda (?) casa in Appennino . Ve ne erano altre che toccavano nervi dolenti di chi avesse avuto la malaugurata idea di gestirsi un immobile in zone montane. Faccio perno sulla prima normativa, sino al decreto Gentiloni, letteralmente demenziale : L’impossibilità di montare una canna fumaria all’esterno di un edificio. Posso concordare se lo stabile è un patrimonio storico, ma, siccome di tali fabbricati, parlo di Lizzano in Belvedere, non credo che ve ne siano più di dieci, chiese, santuari ed oratori esclusi, detta normativa significava, in pratica, impedire un efficiente riscaldamento nelle “seconde” (?) case. Queste “seconde” (?) case erano e sono costruzioni fatte in estrema economia, con muri a sacco e con l’utilizzo di una sola fonte di calore : il camino . Pensare di riscaldare bagni e camere con un camino, oggi, è roba da eschimesi. La cosa più sensata è posizionare una caldaia a pellet, montare i necessari radiatori e mettere all’esterno la canna fumaria di acciaio inox eventualmente ricoperta da una sottile lastra sagomata di rame in maniera tale da nascondere il brillio dell’inox e di farla sembrare la discesa di un pluviale. “Elementare Watson”, avrebbe detto Sherlock Holmes. E no ! L’italica burocrazia DEVE impedire una vita normale ai sudditi. NON SI PUO’ ! A questo punto anche il più volonteroso amante delle zone appenniniche fece quello che ha fatto la maggioranza dei proprietari selle “seconde” (?) case : è andato a passare i periodi fuori stagione, dove necessità un minimo di riscaldamento, da un’altra parte. Se c’è una cosa irritante per il comune cittadino è trovarsi inviluppato in beghe burocratiche con permessi, fotocopie, marche da bollo, studi professionali, tempi persi, progetti inutili e tante altre costose ed avvilenti sciocchezze. Mettiamoci per sopra mercato il fatto di andare a spendere una certa barca di soldi nel fare detti lavori, ammesso che si potessero fare dopo un demotivante iter biblico, una persona raziocinante avrebbe mandato tutto e tutti al diavolo. Pensare di spendere, faccio base 5 anni fra costruzione degli impianti e loro gestione e manutenzione, attorno ai 25.000 € per una casa tra gli 80 ed i 90 mq, con tutti gli ostacoli che si sarebbero messi dinnanzi, molte persone hanno optato di spendere i propri soldi altrove e diversamente. Pensiamo a due persone che abbiano da spendere annualmente 5.000 € fuori stagione (25.000/5 ) fanno un mese di ferie ove pare loro più gradito senza marche da bollo, permessi, progetti ecc . Avendo frequentato con la consorte varie località in ambito europeo proprio fuori stagione, ovvero niente Luglio-Agosto e niente periodo natalizio, posso garantire che con 5.000 € in due, nel raggio di Km 500 circa da Bologna vi è solo l’imbarazzo della scelta e di quanto starci. Considerando anche che non si fa la spesa, non si spendono soldi nella gestione della casa, in bollette, in divieti di parcheggio e quanto si riesca ad inventare per spennare il cittadino, i tempi di residenza possono anche allungarsi. Adesso vi è il coronavirus che potrebbe portare un po’ di ossigeno in Appennino, ma per quanto ? Luglio e Agosto ? E poi ? Di certo se non si escogitano modi e metodi per far sì che coloro che hanno la “seconda” (?) casa decidano di trascorrere più tempo in questo vituperato immobile, mi sa che, passata la pestilenza, ci si ritrovi a punto ed a capo.

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