“L’Italia non è un paese digitale”

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Dopo la debacle informatica dell’INPS si legge :”L’Italia non è un paese digitale” . Osserviamo le carenze quotidiane e non c’è da sorprendersi della cosa. Da tempo è noto che l’Italia è la nazione meno informatizzata della Comunità Europea. Basta andare in qualsiasi sito istituzionale per trovarsi dinnanzi a linguaggi incomprensibili, percorsi allucinanti e tortuosi, veri labirinti privi di logica.

Emergenza coronavirus ? La Grande Distribuzione (G.D.) in tilt totale. Mentre è comprensibile sul piano delle consegne, è assurdo su quello dell’informatica. Mi chiedo : com’è possibile dopo 70 gg di emergenza che nessuna azienda della G.D. abbia provveduto ad ampliare la finestra delle consegne, anche probabili, a 2 mesi ? Sempre pochissimi giorni sempre saturi. Una altra finestra con i prodotti esauriti o in esaurimento. Niente. Servizio alle persone fragili, ultra 75enni ? Molte di queste persone possono essere soci di una delle varie aziende. Fare scrivere il numero di tessera e si saprebbe tutto stilando un canale preferenziale ma con un linguaggio da 80enni non da smanettoni 20enni.

Mi chiedo se questi limiti informatici siano voluti o siano di sistema. Quando lavoravo, ed ero in un reparto di progettazione, la modifica del software, quando era necessario, i tecnici la eseguivano in poco tempo o, al massimo, in un paio di giorni. Si badi bene che erano programmi con operazioni di geometria, equazioni, proiezioni e costruzioni tridimensionali con rotazioni ecc ecc, mica elenchi di prodotti con prezzi e schemi di calendario. In Appennino siamo in attesa messianica della famosa Banda Larga, ormai definita la Panzana Larga.

Tra l’altro non si è provveduto a rendere fruibile l’informatizzazione a ampi strati della popolazione. Prima ho parlato delle persone anziane, visto che con questi strumenti si può fare quasi di tutto, ma perché non utilizzare un linguaggio come quello che la mamma ci ha insegnato invece di impiegare un gergo specialistico? Certo si farebbe un servizio a persone meritevoli di rispetto, ma non credo che questo sia uno dei fini della nostra attuale società.

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