Era da poco tramontato il sole il 23 Febbraio, i piccoli giocatori di Baseball di Bologna e provincia uscivano dal PalaCus dopo le finali del torneo invernale.

Il giorno prima era uscita la notizia dei positivi da Corona Virus nel padovano e nel lodigiano, i discorsi tra i genitori tra un inning e l’altro riguardavano solo quello.

La tensione era già tanta ma ancora si scherzava, bene o male che fosse, si cercava di allentare la morsa della paura che già ci stava prendendo inconsapevoli.

Uscimmo con i ragazzi che scherzavano, coppe in mano e medaglie al collo, verso nord la notte era già piena mentre verso sud Ovest il sole era tramontato da poco, regalando uno spettacolo magnifico, quanto surreale. Surreale come la situazione che tuttora, e chissà per quanto tempo, stiamo vivendo e vivremo.

Quel tramonto che aveva colorato di rosso Bologna fu meraviglioso e distensivo, ma al contempo anche malinconico e inquietante.

 

 

L’Asinelli e San Luca risaltavano davanti ad un cielo rosso fiamma che accendeva ogni cosa.

Era fuoco, era il fuoco del sole che illuminava di sangue parte della pianura Padana e dell’Appennino Tosco Emiliano.

Era un triste presagio, che presagio non era perché c’eravamo già tutti dentro e non lo sapevamo?

O forse era solo un prepararci a tempi duri, un incitamento a non mollare?

Quell’immagine, quel sole che si spegneva nell’orizzonte e lanciava potente ancora la sua luce stava solo dicendo di seguirlo, stava dicendo di puntare l’obbiettivo, superarlo e arrivare ad una nuova alba.

Perché il sole sorge ogni mattina, puntuale da milioni di anni, e noi saremo lì a vederlo nascere ogni mattina, ancora, per altrettanti milioni di anni.

Ce la faremo.

Ce la dobbiamo fare!

 

Foto di Enrico Pasini

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