Ebbene sì, la fine sembra essere giunta.
L’umanità e il mondo stesso sono destinati a scivolare inesorabilmente all’interno di un enorme buco nero, peraltro alimentato da buchi neri più piccoli.
La società è invasa da zombi! Ma non quelli dei film che puoi riconoscerli subito, bensì quelli che sono in mezzo a noi ogni giorno. Gli zombi che sono vivi fuori e morti dentro. Quelli terribili che non si cibano di carne umana, ma di popcorn e patatine!
Come scampare a tutto questo? Come riuscire a salvaguardare lo spazio metronico, sconfiggendo l’atrofizzazione neuronale?
Forse, qualcuno può ancora lottare, sì… forse, c’è chi può combattere il buco nero che divampa nei cuori, perseguendo sé stesso e sentendosi vero, anche se soltanto per un breve istante, poiché è proprio quell’istante a fare la differenza.
Forse, quell’unico eroe rimasto nell’universo è un moderno, quanto illuso e romantico, Don Chisciotte.
Pardon, Don Chisci@tte, perché è questo il suo nome di battaglia.
Il primo Cavaliere Quantico che si oppone ai giganteschi mulini a vento dell’indifferenza e dell’incomunicabilità.
Stefano Presi (a sn) e Alessandro Benvenuti
Un Cavaliere senza macchia e senza paura della sconfitta, sempre pronto a lottare, anche sul palcoscenico del Teatro Dehon di Bologna, incarnato da un meraviglioso Alessandro Benvenuti, magistralmente affiancato da un perplesso scudiero cui presta le fattezze un altrettanto memorabile Stefano Fresi.
Donchisci@tte (ancora in scena sabato 25 e domenica 26), è uno spettacolo che mi ha profondamente emozionato e non solo per la recitazione di altissimo livello.
Come già detto, credo che l’aggettivo che meglio si sposi alla storia raccontata sulla scena, sia romantico.
Liberamente ispirato al romanzo di Cervantes, la vicenda di questo guerriero determinato e un po’ folle, si consuma tra le pareti di un garage, dove il nostro pubblica video per il suo canale Youtube e affronta i commenti sarcastici e le offese di nemici del web come il terribile Waka Waka.
Benvenuti si lancia in una assolutamente non facile impresa, nel mostrare al pubblico come l’ambiente spietato e freddo della rete (in particolar modo dei social network), sia intriso di utenti che si trasformano in tigri da tastiera, sempre pronte a giudicare e condannare senza documentarsi, rimanendo schiavi di un’ignoranza che avanza costantemente e consuma come il peggiore dei virus.
Una sfida vinta, per l’attore e regista toscano, che si lancia in una serie di monologhi tecnici sciorinati a velocità supersonica, onde tentare di spiegare la via di salvezza al povero Fresi, in un mondo nel quale anche la mortadella non è più una garanzia.
Tra leggi quantistiche, teoremi della mongolfiera ed ipotesi di attacchi da parte di piccoli, ma mortali calabroni elettronici, i due arriveranno alla conclusione che l’unica cosa che ancora può salvare l’umanità dalla regressione totale è quel sentimento chiamato Amore.
Il giuramento di volersi bene e volerne al prossimo, di non lamentarsi mai, di essere eternamente innamorati è parte integrante dell’animo di un Cavaliere Quantico, così come essere disposti a morire per i propri ideali, conservando quella dignità personale e quel senso di moralità che oggi sembra disperso nella nebbia dell’incomprensione.
I momenti di ilarità si alternano perfettamente agli attimi colmi di dramma, dimostrando una perfetta sintonia da parte dei due attori, fino a condurre lo spettatore a un finale inaspettato e commovente, proprio quando la speranza sembrava essere spenta per sempre, a causa di un errore compiuto senza alcuna malizia.
I due protagonisti dovranno imparare a conoscersi reciprocamente e conoscere sé stessi, scavando dentro le loro paure, il loro imbarazzo ed a tutto ciò che non hanno mai avuto il coraggio di confessarsi.
Anche se alcuni passaggi possono risultare un po’ complessi, specialmente per chi non è proprio avvezzo ad uno slang hi-tech, il senso dello spettacolo rimane la straordinaria umanità e la ricerca di sé stessa, senza timore di quante volte si possa essere sconfitti nel tentativo di ritrovarla e farla ritrovare al prossimo.
Don Chisci@tte è una storia che merita la giusta attenzione e le tante riflessioni che è in grado di ispirare, per qualsiasi generazione.
Un ottimo esempio di teatro moderno, che permette di ammirare Benvenuti e Fresi (anche impegnato in ottime performance strumentali) in vesti forse differenti da quelle a cui siamo abituati, ma non per questo meno potenti e meritorie di grandi applausi, mentre il nostro Cavaliere Quantico, come il più indomito dei samurai, del quale imita la sua armatura, avanza verso il nemico, seguito dal fido scudiero, che è anche la voce del popolo.
Diversi, litigiosi, contrastanti, ma spinti da reciproca ammirazione e dalla volontà di poter cambiare veramente le cose, forse non subito, forse non in modo così radicale e sospinti dalla forza d’animo e dal legame che li unisce e li conduce insieme nella prossima ardua battaglia, tra l’ovazione di una platea entusiasta, che non mancherà di iscriversi al canale del loro eroe!
Foto da internet