“Ciao a tutti, sono Benedetta, mamma di due bambini. È passata una settimana esatta da quando ho partorito in ambulanza a Sasso Marconi.
Sto ancora metabolizzando il tutto ma penso che sia giusto condividere quello che provo a riguardo di quanto mi è successo.
Intanto, in primis mi sento di chiedere scusa a Emanuela Cioni, presidente del comitato a difesa dell’ospedale Costa che da anni lotta per la riapertura del punto nascite a Porretta. Le vorrei chiedere scusa per non averla sostenuta in questi anni come meritava.
Da mamma mi sono sempre interessata di questo argomento ma a distanza sapendo che c’era qualcuno che “lottava” anche per me.
Non volevo arrivare a partorire in ambulanza per capire l’importanza di poter garantire un servizio ostetrico ginecologico H24 qui a Porretta, però ho provato sulla mia pelle cosa significa partorire in emergenza per strada in ambulanza e questo mi ha dato la forza per dire che non si deve ripetere.
Io ho avuto la grande fortuna di trovarmi in ambulanza con un autista eccezionale, un infermiere e un medico anestesista che mi ha sostenuto moralmente (mio marito non era presente in quanto non poteva essere caricato sull’ambulanza e quindi ha raggiunto l’ospedale con la nostra macchina), ha fatto il ginecologo e l’ostetrico in modo impeccabile.
La mia bimba è nata e sta bene per fortuna. Entrambe siamo arrivate al Maggiore in buone condizioni e ringrazio di questo.
Però non si può addossare gli operatori di un pronto soccorso di responsabilità tali come quella di far partorire una donna con tutti i rischi che ci potrebbero essere..non ci si può basare sul fatto che fino ad ora sia sempre andato tutto bene e aspettare che le cose non vadano bene per discuterne più a fondo.
Io non ci sto.
Il punto nascite va riaperto non perché sono successi parti per la strada, non solo per questo. Va riaperto per garantire sicurezza alle mamme di questo territorio, specialmente quelle che abitano più lontano da un centro abitato con ospedale e pronto soccorso.
Finisco questo lungo post ringraziando mio marito, Stefano D’Accardi per il suo sostegno. Insieme a lui ringrazio ancora di cuore l’autista Renzo Gandolfi, l’infermiere Vincenzo Gallo e il medico anestesista Paolo Brasa per il loro operato e la loro professionalità.
Grazie mille anche a te, Lela, che continui in questa battaglia senza perdere le speranze.
Sono al tuo fianco.”
Questa lettera è stata pubblicata di recente su facebook e con parole molto sincere e sentite risulta essere una bella, e meritata, gratificazione a Emanuela Cioni, per quanto ha fatto, sta facendo e sicuramente farà per la riapertura del punto nascita dell’Ospedale porrettano. Non voglio tornare sull’importanza di questo tema, perchè è già stato sottolineato più volte. Vorrei solo mettere in evidenza due cose: 1 – come avevo notato nel corso delle manifestazioni organizzate dalla stessa Cioni nei primi tempi post chiusura, cc’era stata partecipazione di donne e uomini dell’Alto Reno, ma inferiore alle previsioni in relazione alla gravità del fatto e alle possibili conseguenze. La signora Benedetta ha ammesso la sua “colpa” di non essere stata presente e ha confessato “sapevo che c’era qualcuno che lottava per me” . Sono sicuro che non è stata l’unica…. 2- la Cioni ha avuto, come detto, una gratificazione non da poco e anche resa pubblica, ma non siamo al di là del guado, ovvero c’è ancora da lottare. Non va dimenticato.