Testo e foto di Enrico Pasini

 

È sabato mattina in città ed è caldo, non sembra ottobre e non sembra che il 2019 ci stia già portando verso Natale. L’aria è calda, la guazza è leggera sopra le auto parcheggiate e quasi invisibile sui fili d’erba che continuano a crescere, incuranti del passare delle stagioni.

È sabato mattina anche a Madonna dell’Acero, mentre il crinale del Corno, come spesso accade, è confine non solo geografico ma anche di condizioni meteo al limite del variabile. Il sole appare e scompare dietro le nuvole, trasportate da un vento dolce che ogni tanto porta con sé qualche goccia d’acqua.

Le cascate devono essere uno spettacolo, il foliage è appena iniziato ma rischia di essere già sul finire, complice un vento dispettoso che scompiglia gli alberi, stendendo tappeti colorati sull’erba e nascondendone i suoi miracoli che, rigogliosi, appaiono all’improvviso appena si butta l’occhio per terra.

I funghi spuntano come a salutare e a dare il benvenuto nel bosco.

Così a Madonna dell’Acero, così a MontePizzo, dove il vento è meno pungente grazie alla montagna che protegge dalle sue brevi folate.

Centinaia di funghi spuntano da sotto le foglie, le alzano, le abbracciano, si proteggono e trovano casa sotto di loro. Centinaia di funghi, centinaia di tipi di funghi, morelle, russole, verdoni, lattari, galletti, trombette, trombettone, steccherini, uno spettacolo di pluralità dove il razzismo non esiste e dove i più cercati non si fanno vedere.

Chiodini, famigliole, dentini, e anche una dentiera, persa o appoggiata volontariamente su un sasso, o forse dimenticata, facendo volare la mente a mille ipotesi, ipotesi anche a luci rosse, con una coppia ormai anziana che nel riposarsi aveva voluto riprovare sensazioni da giovani amanti.

La sera scende nell’ultimo weekend dell’ora legale, il camino scalda e toglie l’ultima umidità che la casa aveva conservato mentre ci aspettava durante la settimana.

Una pizza, due birre, una partita a Monopoli mentre un film scorre in tv, un mirtillino in riva al bosco e la notte arriva con i suoi rumori e la sua movida che ricorda ancora tanto quella estiva.

La Domenica il cielo è azzurro, spazzato da un vento caldo che allontana l’autunno ma non i suoi colori.

Un po’ di spesa per una grigliatina leggera, una pezzo di salsiccia e del capocollo, del pane fresco, un caspo d’insalata e qualche pomodoro, un segno della croce in chiesa mentre Don Giacomo prepara un battesimo e poi di nuovo a piedi con un tuffo nelle meraviglie di questa terra.

A Farnè, al cospetto della Riva sulle rive del Dardagna, passeggiando tra la Chiesina e il laghetto del Molino del Tosco, o meglio come in molti lo conoscono, il laghetto dell’uomo del bosco. Dove le trote si pescano ancora, i pavoni scorrazzano allegri intorno alle vasche, la scrofa Gilda, che non è incinta ma morde, dorme, e le galline rock roll sospettose si nascondono.

Un angolo di paradiso verde con l’acqua che prende i colori della montagna riflettendoli ed esaltandoli.

La grigliatina divorata in men che non si dica, un caffè per ridestare e un Grappino per digerire, prima di ributtarsi nel bosco in cerca del re, che però non si fa vedere.

Prati di splendide trombette nere come la morte e profumate come belle dame, lattari Giganti, famigliole minuscole, galletti solitari, finferli in famiglia, castagne a non finire e anche una dentiera ai prati della Budiara, ma un porcino, chi scrive, non l’ha visto.

E in questo 2019, storico per i kg che la terra ha donato, è praticamente un Guinness dei primati.

Si torna in città con tante castagne e parecchie trombette da seccare o far fresche sulle patate, senza porcini ma con l’animo pulito, pulito come l’aria respirata nella splendida montagna di Bologna, il Corno Alle Scale.

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