Foto mentelocale.it
Venerdì 27 Settembre si è svolta a Bologna, lungo Via Zamboni, nella zona universitaria, la notte dei ricercatori. Dalle ore 18 alle 24 vi erano un considerevole numero di stand che trattavano di : terremoti, vulcani, fisica delle particelle, storia, letteratura, ecc. ecc. . Il tutto rivolto alle persone che non sono esperte di tali argomenti, ma, particolarmente, ai giovanissimi.
Anche noi, quale Gruppo Speleologico Bolognese-Unione Speleologia Bolognese avevamo il nostro stand. Quando si parla di speleologia balza subito in mente ai profani un mondo fatto di pozzi, strettoie, corsi sotterranei d’acqua e tutto ciò che fa parte dell’ambito esplorativo. Nella realtà questa è la prima fase, la prima conoscenza di tale mondo sotterraneo, poi vi sono : ricerche archeologiche, antropologiche, idrologiche (gran parte delle acque che finiscono negli acquedotti sono di origine carsica, ovvero provengono da grotte), geologiche, biologiche ecc.
La speleologia è una attività pluridisciplinare.
Era stato attrezzato una specie di acquario ove si mostrava, con l’acqua che scorreva all’interno, la formazione delle cavità carsiche. Un apparato per la realtà virtuale, una specie di grosso e poderoso occhialone, che,una volta indossato, faceva entrare e percorrere tratti di grotta. Era buffo vedere come taluni bambini, una volta indossato l’apparato, tentassero di toccare con mano gli oggetti che apparivano loro.
Oltre a mostrare le nostre pubblicazioni, vi era una bacheca con i calchi di due crani, un neanderthaliano ed un sapiens sapiens, ovvero uno appartenente al nostro gruppo di ominidi. Abbiamo passato quasi sei ore a spiegare per sommi capi a tanti visitatori, la differenza tra i due gruppi più il terzo, l’uomo di Denisova, le loro ibridazioni, le caratteristiche fisiche, gli ambienti ove operavano ecc. ecc. .
Non mi sarei mai immaginato una simile folla di curiosi, dai ragazzini agli adulti con prevalenza tra i 20 ed i 30 anni e tutti con una buona scolarità. Così, a colpo d’occhio, potrei asserire che il 70% delle persone interessate fosse di genere femminile. Si dice che la curiosità è femmina, mai proverbio è stato più azzeccato per questo contesto.
Le domande rivolteci, a me ed al mio collega Carlo, erano tutt’altro che ovvie e denotavano un profondo interesse per l’argomento. Via Zamboni è stata per tutta la serata stipata di persone mosse da quella che potremmo definire FAME DI CULTURA E DI CONOSCENZA.
Faccio un salto in Appennino : che sia questa la molla che spinge centinaia di migliaia di persone, se non milioni, a percorrere antiche vie di comunicazione, di pellegrinaggio o militari che collegano antichi siti con patrimoni storici ed ambientali ? Se questo è uno dei canali, se non dei più importanti, del turismo del 3° millennio, sarà opportuno darsi da fare per far conoscere il nostro patrimonio storico e culturale e per….rimettere in sesto le economie dei paesi della nostra montagna.
Ettore Scagliarini