CITTA’ METROPOLITANA: Due pesi due misure, un workshop sulla condizione retributiva di genere

Giovedì 4 aprile dalle 9.30 alle 12.30 nella Sala del Consiglio di Palazzo Malvezzi

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A partire dalla virtuosa certificazione “Equal Salary” ottenuta dalla Philip Morris, la Città metropolitana di Bologna promuove un workshop per riflettere, insieme ad aziende, istituzioni, università e parti sociali, sulle differenze di retribuzione fra uomini e donne a parità di ruolo e mansione, approfondendo da un lato, con un gruppo di esperte, il contesto internazionale, nazionale e locale, e presentando dall’altro i buoni esempi del territorio metropolitano.

 

L’apertura dei lavori sarà affidata al sindaco metropolitano Virginio Merola, a seguire il programma prevede una prima analisi del contesto a cura di Linda Laura Sabbadini, statistica ed editorialista de “La Stampa”, alla quale seguiranno gli interventi di Silvana Cappuccio componente del CDA dell’Agenzia ONU per il Lavoro che presenterà il rapporto 2018/2019 dell’ILO (International Labour Organization) in materia di gap salariale tra donne e uomini; di Tindara Addabbo (Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità, Università di Modena e Reggio Emilia), sulle diseguaglianze di genere nel lavoro e nelle retribuzioni in Italia. Benedetta Siboni (Presidente del Comitato Unico di Garanzia per le Pari opportunità, Università di Bologna) concluderà il primo panel di interventi affrontando il tema dell’accesso alla carriera accademica e divari retributivi.

La parola passerà poi alle aziende con gli interventi di Eugenio Sidoli Presidente Philip Morris Italia, Loretta Chiusoli HR Manager CRIF e Giada Grandi CDA Aeroporto di Bologna.

 

Con il workshop DUE PESI, DUE MISURE la Città metropolitana di Bologna vuole proseguire nel suo tradizionale impegno a sostegno delle buone pratiche a favore dell’occupazione femminile, del benessere in azienda e delle pari opportunità, e in particolare intende aprire una riflessione sul tema del Gender Pay Gap che continua a rappresentare, anche in Italia, un elemento di forte discriminazione nei confronti delle donne lavoratrici.

 

Il contesto di riferimento

Il “Global Wage Report” 2018/2019 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) analizza i dati, riferiti al 2016/2017, di circa 70 Paesi del mondo, i quali raggruppano l’80% dei lavoratori salariati a livello globale. Da esso emerge che il “Gender Pay Gap” è una costante sia nei paesi ad alto reddito che in quelli a basso reddito: “le donne a livello globale continuano ad essere pagate circa il 20 % di meno rispetto agli uomini”, con la differenza che “nei paesi ad alto reddito è alla fine della scala retributiva che il divario di genere è più ampio, mentre nei paesi a basso e medio reddito il divario retributivo di genere è più ampio tra i lavoratori meno retribuiti”. Questa situazione è riscontrabile anche nel caso, abbastanza frequente, in cui le donne siano in possesso di un livello di istruzione superiore rispetto agli uomini.

Secondo gli ultimi dati Istat, l’Italia è il paese dell’Unione Europea in cui la differenza di stipendio è più bassa: le donne guadagnano il 5,5% in meno degli uomini.

In Germania il divario è del 15,7%, nel Regno Unito arriva fino al 17,1%, mentre in Giappone il gap è adirittura al 25,7% e negli Usa al 18,9%.

L’area metropolitana di Bologna mantiene anche per l’anno 2017 il primato per il più alto tasso di occupazione fra le grandi province italiane (dati elaborati dall’Ufficio Statistica del Comune di Bologna): il rapporto percentuale tra gli occupati tra i 15 e i 64 anni di età e la popolazione residente totale della stessa classe di età è stabile al 71,8%. Questo primato risulta confermato anche nella divisione per genere: il tasso di occupazione femminile è pari al 66,7% e quello maschile è il 77,1%.

In generale però, ad un aumento del tasso di occupazione femminile non corrisponde un abbassamento del gap salariale che, a livello nazionale, è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni.

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