Il complesso di Cheope

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Ieri sera la moglie, more solito, ha acceso la TV. Ben di rado guardo detto schermo. Vi era il film “Qualunquemente” con il personaggio di Cetto La Qualunque di Antonio Albanese. Mi sono divertito ed impegnato a guardarlo. Certo è un film divertente, ma, è un intelligente spaccato della nostra società. Partiamo da una analisi di Antropologia sociale: gli uomini politici, al fine di avere il consenso delle plebi, o popoli, non devono né promettere né tanto meno far eseguire lavori di comune routine. Asfaltare una strada, sistemare le corsie di un ospedale, rifare un acquedotto fatiscente ed altro ancora, non sono opere eclatanti, non accendono i riflettori su di sé, non si circuiscono le menti delle persone e, non si passa alla storia. Infatti vi è un termine ben azzeccato per definire taluni lavori pubblici di estrema magnificenza: Opere Faraoniche. Questa definizione fa ritornare in mente il faraone Cheope che è passato alla storia per la sua immensa piramide, non credo per molte altre cose. Detta sindrome viene definita “Complesso di Cheope” che porta a sperperare mezzi, uomini e danari in lavori complessivamente inutili se non socialmente dannosi al solo fine dell’auto gratificazione egocentrica. Ritorniamo al film. E’ ambientato in una società degradata, basta vedere l’edilizia, per lo più abusiva, e con un protagonista circondato da una claque di personaggi impresentabili. Promesse elettorali assurde, espresse con fermezza e decisione, comportamenti moralmente vergognosi, ed altro, aprono la strada alla sua elezione a sindaco. Il film termina con la sua promessa in una area di edilizia abusiva sullo stretto di Messina, di cancellare il termine abusivo, di far costruire il ponte sullo stretto ed anche una galleria sotto. La cosa farebbe solo ridere se non rivelasse, invece, cos’è oggi la gestione della cosa pubblica italiana. “Castigat ridendo mores” che, anche se scritto in latino, è una frase coniata nel 1600 da un francese e che tradotta, per chi non ha avuto la possibilità di studiare la lingua di Virgilio, significa : Reprime in tono scherzoso vizi ed errori. Siamo in clima pre elettorale, le promesse pre elettorali di alcuni mesi or sono stanno al vaglio della loro fattibilità, quelle attuali, specialmente nell’area di mia conoscenza, la città metropolitana di Bologna, mi sembrano un po’ confuse e, spesso, al limite del ridicolo. Partiamo da un impegno che potremmo definire “Qualunquemente”: la sistemazione della SS 64 Porrettana. Posso certificare, data la mia età, che detto impegno ha più anni che chilometri sistemati, dato il fatto che è dalla fine anni ’50 del secolo scorso che se ne parla. Di elezione in elezione si è arrivati al 2019 con una tratta, quella tra Sasso Marconi e la Carbona da vergognarsi. In aggiunta, la tratta fra la Carbona ed il bivio per Marano, asfaltato, penso, 25-30 anni fa in maniera approssimativa, rivela tutta la senescenza e la pericolosità delle sue condizioni. Sembra che si sia parlato di esaminare il problema dopo il 2020, non sono sicuro. Il bello, poi, è che man mano si risale la Valle del Reno e ci inoltra in aree comunali con seri problemi occupazionali, di scolarità, di degrado nei servizi fondamentali, più ci si trova dinnanzi ad una babele programmatica da far pensare che il tutto venga gestito da Cetto La Qualunque in veste appenninica settentrionale. Il top delle promesse di stampo “Qualunquemente”,esplicitante il famoso “Complesso di Cheope”, lo si raggiunge in quota, nella zona del Corno alle Scale con l’idea balzana di quel famoso collegamento a fune con la Doganaccia e l’Abetone su cui ho già espresso più volte la mia opinione.

 

Ettore Scagliarini

 

 

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