Lo sci e la montagna

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tragedia corno alle scale

LO SCI E LA MONTAGNA

Questo scritto mi è stato suggerito dalla lettura di un articolo a firma di Giorgio Daidola comparso nel numero di Gennaio 2019 della rivista “Montagne 360” del Club Alpino Italiano . Detto articolo è intitolato “Con le ali ai piedi” e parla dello spirito e della evoluzione dello sci. Vi cito alcuni stralci e poi cercherò di esprimere il mio pensiero riportandolo alla economia delle nostre zone di Lizzano in Belvedere. Ecco cosa scrive Daidola:” Lo sci ha perso molto del suo appeal. I giovani in particolare, che sono il futuro dello sci, sciano poco o non sciano del tutto. Preferiscono altri sport….Le cause di questa disaffezione sono molte e mi limito a citare le principali: costo delle attrezzature e degli ski pass, artificialità e pericolosità dello sci moderno, mancanza di spirito di avventura e di passione autentica per la montagna bianca, disinnamoramento per il territorio da parte dei giovani montanari. Dagli inizi del Novecento agli anni Ottanta del secolo scorso, tutto lo sci, sia lo scialpinismo che quello dei grandi campioni di slalom e di discesa, era sentimento, era amore per la neve vera, era gusto del bello, era voglia di sognare con due ali ai piedi. Era uno sci che coinvolgeva le sfere dello spirito. Era il trionfo dello “ski spirit”. A ben vedere è stata la diffusione della neve artificiale, iniziata alla fine degli anni Ottanta, a cambiare tutto….La neve artificiale è la conseguenza della scelta di fare dello sci un’industria rigida…..”.

CORNO

Adesso cerco di proiettare questi pensieri nella zona del Corno. Faccio una premessa, sono socio del C.A.I. da oltre 50 anni e da altrettanto tempo del Gruppo Speleologico Bolognese. All’interno di quest’ultima associazione, sino alla fine anni 80, i soci, anche sciatori, rappresentavano almeno più del 30% degli appartenenti, oggi, con un considerevole numero di nuove leve giovani ambosessi, non vi è un solo sciatore. A mio modo l’industria dello sci ha distrutto quello che Daidola ha definito “ski spirit”. Crollato l’appeal è crollato il numero degli sciatori. Da sciatori ci troviamo dinnanzi a persone che “scendono”. Queste discese con gli sci ai piedi si possono fare in qualunque posto, basta attrezzare un qualsivoglia pendio, naturale o artificiale, per consentire di scendere a basso. Lo si fa nel Dubai all’interno di un gigantesco falansterio, lo si potrebbe fare in pianura padana costruendo un enorme traliccio con una pista di neve sintetica (plastica), già collaudata in altri siti, lo si potrebbe fare in qualunque collina vicina alle città ecc . A questo punto chiunque volesse scendere con gli sci o tavola ai piedi lo potrebbe fare in qualunque periodo dell’anno. La montagna, che era parte integrante dello spirito di chi si cimentava sia nello sci alpino che nello scialpinismo, non è più necessaria. Quando vi fosse una discesa con neve artificiale, sintetica o combinazione delle due, questa finisce per essere il punto focale dell’interesse. Ma allora, tutte quelle persone che erano animate dallo “ski spirit” che fine hanno fatto? A mio avviso hanno cambiato lo “ski spirit” in “mountain spirit” o in “walk spirit”. Non è casuale l’esplosione di frequentatori in tragitti da compiersi a piedi attraverso colline e montagne, di percorsi dovuti ad antichi pellegrinaggi, o attività commerciali, a visite itineranti a luoghi di culto ecc . Il rifiuto dell’artificiosità è evidente. L’uomo attuale vive in agglomerati urbani saturi di automobili, trasporti meccanizzati, scarsità di ambienti naturali, con ritmi e cadenze di vita spesso antitetici alla natura umana. Uscire da detto mondo con mezzi modesti, affidandosi al cavallo di S. Francesco per percorrere sentieri e mulattiere con la prima finalità di ricrearsi lo spirito, è una molla potentissima. Ovvio che detti percorsi non debbano e non possano essere un ritorno all’Alto Medioevo tout court . Lungo detti tragitti sono sorti luoghi di ristoro, B&B, locande ecc , semplici ma adeguate alle attuali necessità. Queste strutture apportano benefici economici alle popolazioni locali, spesso in zone di montagna, in grado di consentire una vita dignitosa agli abitanti. E’ evidente che detti percorsi, al fine di mantenere il loro appeal, non debbano essere snaturati o devastati. Faccio un esempio: la Via degli Dei ha circa 16.000 frequentatori annuali, se a qualcuno venisse la balzana idea di incrementare il numero di detti transumanti costruendo mezzi di trasporto quali funivie, seggiovie, strade asfaltate o quant’altro passasse per il cervello, il risultato immediato sarebbe una catastrofica caduta di frequentatori.

A svantaggio della zona Corno sotto l’aspetto sciistico, da alcuni decenni, interviene lo sconvolgimento climatico. Abbiamo sempre più inverni miti con, eventuali, scarse nevicate sempre più ritardate nel tempo. L’inverno 2016-17 fu caratterizzato da temperature primaverili sin oltre l’Epifania e, poi, una nevicata di cm 35. Non casualmente vi furono crisi idriche. L’inverno 2017-18 ebbe una sola nevicata di neve piuttosto bagnata di circa cm 80 e le solite temperature non certo da rigido inverno. Piuttosto che niente è meglio piuttosto, ma i venti hanno imperversato sul crinale raggiungendo la velocità di Km 238/h (la più alta mai registrata in Italia). Quest’anno , e siamo al 13 Gennaio, di neve possiamo dire cm 0, le temperature sono sempre su valori anomali, per parlare di inverno. L’unico vantaggio è di aver avuto temperature fresche attorno o poco sotto lo 0, che hanno consentito alla neve artificiale di reggere.  Anche una cospicua nevicata, ormai verso fine mese, non potrà, di certo, far affluire folle di sciatori. L’anticiclone siberiano, apportatore di freddo, ormai, non raggiunge più le nostre zone. Per ragioni orografiche, vedere le foto di Luigi Riccioni verso il Tirreno, siamo soggetti ai venti caldo-umidi di Libeccio provenienti da Sud-Ovest. A questo punto parlare di potenziare il patrimonio di trasporti a fune mi sembra un assurdo. Ventilare che grazie a queste strutture arriveranno folle di sciatori mi sembra disonesto, come non reputo corretto illudere di massicce frequentazioni estive. Assurdo poi parlare di portare persone non autosufficienti in deambulazione a scorrazzare sul crinale appenninico quando in zona vi è una carenza infrastrutturale, persino nei servizi igienici, da far paura. Su quest’ultimo argomento inviterei, per decenza, gli esternatori di detta sciocchezza di tacere, visti i precedenti di cadute di persone non autosufficienti nelle toilette della zona con il rischio di denunce penali. Ed allora cosa dobbiamo fare per toglierci di dosso la Magia Nera del Comune messo peggio nell’area Metropolitana?

Queste sono le mie opinioni: mantenere le strutture sciistiche del Corno al fine di dare agli appassionati anche questa opportunità, convogliare una parte dei finanziamenti pubblici nella sistemazione degli acquedotti onde non finire sui mezzi di informazione in maniera vergognosa e fornire un adeguato servizio a residenti e turisti, valorizzazione delle emergenze storico-culturali della zona al fine di creare un flusso turistico valido 8-9 mesi l’anno. Cosa abbiamo da offrire su quest’ultimo comparto: 4 vie transappenniniche (modello Via degli Dei se non meglio), percorsi culturali ai nostri luoghi di culto (chiese, oratori e loro patrimoni storici), sentieri, mulattiere e siti panoramici (Belvederi) unici, ed altro ancora. Cosa necessita per far sì che questi ultime tre carte da giocare possano essere sfruttate? Una adeguata sistemazione e pulitura delle vie di transito, una adeguata tabellatura e, non ultima, una consistente opera pubblicitaria sia in Italia, ma, specialmente, in paesi esteri. La spesa globale non giungerebbe neppure ad 1/100 di qualsiasi impianto a fune. Le varie sagre, feste e manifestazioni varie andrebbero mantenute. Vi sono altre occasioni da sfruttare? Sta agli abitanti evidenziarle. Ritorno all’argomento sci. Avete presente come si investono i soldi nelle azioni? Un investitore avveduto destina i propri risparmi su diverse aziende. Lo sprovveduto mette tutti i suoi denari in una sola azienda. Se questa fallisce dove finiscono i risparmi? E’ quasi impossibile che falliscano 10 aziende contemporaneamente. Qui ci si è fissati su di una sola opportunità : lo sci. Chiudo chiedendo due cifre : quanti sono stati i biglietti venduti negli impianti di risalita negli ultimi 5 anni e quanti tra il 1980 ed il 1985 . Quando mi saranno forniti detti numeri ne riparleremo.

Ettore Scagliarini

 

In home page foto della Via degli Dei

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