LETTURA: “Horror” di Dario Argento

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Dario Argento

 

“Horror” di Dario Argento (ed. Mondadori)

Recensione di Fabrizio Carollo

 

La paura è un’emozione asciutta, forse la più antica di tutte, insieme all’amore.

Due estremità dello stesso spettro, a mio parere.

La paura, ingiustamente demonizzata, è quella sensazione che ci pervade completamente, sviluppando il nostro senso di prudenza, aiutando la nostra crescita.

È giusto avere paura e giusto temerla, così com’è giusto coltivare questa emozione, di tanto in tanto, aiutandosi in questo senso grazie al cinema ed alla letteratura di genere.

Forse, più di ogni altro, il genere horror è quello che meglio riesce ad esaminare molteplici aspetti della società e denunciarli efficacemente.

Talvolta, però, il mestiere delle arti è semplicemente quello di esaltare la paura partendo dalle comuni fobie, incubi o suggestioni amplificate, fino a creare una storia degna di essere ricordata per generazioni.

Nel creare tutto questo, Dario Argento è stato un maestro indiscusso, tra gli anni settanta ed ottanta; grazie a capolavori come “Profondo Rosso” e “Suspiria“, il regista romano si è guadagnato un giusto posto sul podio dei più grandi visionari del ventesimo secolo, sovvertendo e ristabilendo le regole del thriller e del cinema dell’orrore, concentrandosi sui dettagli delle cose, su quegli aspetti che quasi tutti tendiamo a sottovalutare e facendo suo un concetto nuovo di terrore, tra lunghi sospiri e improvvisi colpi di coltello.

Più raramente, il cineasta si è dedicato alla letteratura, prima con l’autobiografia “Paura”, edito da Einaudi e più recentemente con la raccolta di racconti dal titolo “Horror”, edito da Mondadori.

Foto da “Profondo rosso”

In questa seconda opera, il regista/scrittore si cimenta nella creazione di sei racconti dai toni surreali ed inquietanti, ambientati in luoghi reali, nei quali sono stati girati interamente o in parte alcune delle sue pellicole più note.

Lo stile di scrittura è semplice e scorrevole ed i personaggi ben costruiti e ricchi di sfumature, eppure, la maggior parte delle storie non riesce a catturare ed anzi, a volte lo sviluppo della vicenda risulta essere molto confusionario e di difficile interpretazione finale, portando il lettore a un fastidioso senso di perplessità che lascia l’amaro in bocca, nonostante alcuni momenti veramente conturbanti, che portano a guardarsi attorno, guardinghi, durante la lettura alla pallida luce dell’abatjour.

Ambientate in epoche differenti, le storie comprendono fantasmi, aguzzini, psicopatici, oggetti maledetti e tanto altro, ma sembra sempre che l’autore stesso non sappia bene dove voglia andare a parare ed anche se il fatto di non svelare mai il mistero portante sia evidentemente voluto, questo non basta ad avvincere né a lasciare il segno.

Sembra quasi una raccolta scritta in fretta e furia da un principiante e non da un maestro come Dario Argento, anche se è pur vero che, negli ultimi anni, la stessa fama cinematografica si è parecchio offuscata, tanto da rendere il regista una triste caricatura di sé stesso.

Su sfondo rosso, il corvo in copertina invita ad entrare in un mondo di spaventoso delirio, ma l’emozione predominante dopo la lettura è lo smarrimento e quel senso di “si poteva fare di più”.

“Horror” è un libro di evasione che non convince e non sembra scritto da una vera autorità del settore.

Un Dario Argento che tenta continuamente di tornare agli antichi albori, ma che ormai sembra avere ben poche frecce al suo arco, tanto che quella catenina nell’ascensore risulta ormai un pallido ricordo lontano, anche se i fan più affezionati come il sottoscritto continuano ad avere speranza per una nuova resurrezione artistica.

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