Riscaldamento in montagna
Ho letto le ultime disposizioni in merito al riscaldamento nelle nostre zone montane. Si vede che sono le ormai note regolamentazioni elucubrate da chi un determinato ambiente non lo conosce neppure per sentito dire. Diciamo pensamenti da chi vive in città in un ambiente con riscaldamento più o meno centralizzato con condizionatore in estate, che lavora in un ufficio a temperatura costante estate ed inverno. La realtà è notevolmente diversa. Sarebbe opportuno che queste persone si affidassero anche a delle leggi di fisica e, nello specifico, a quelle della termodinamica. Partiamo da una base storica: molte case appenniniche sono state costruite con la tecnica del muro a sacco e con spessori murari di un braccio bolognese ( cm 64 ) cui sono da aggiungersi, oggi, gli spessori dei due intonaci interno ed esterno. Prendiamo quale unità di misura un fabbricato avente un piano terra, un primo piano (camera da letto), un secondo piano (altra camera da letto) cui sono da aggiungersi le rampe delle scale con relativi pianerottoli ed i servizi per un totale di 90 m2 circa pari a 250 m3 circa . Se oggi si pensa di riscaldare detta unità immobiliare con un solo camino aperto siamo nel mondo dei sogni. Un camino aperto fornisce energia termica sia per irraggiamento, convezione e, marginalmente, conduzione che viene trasformata, ovviamente, nelle prime due. Viene da chiedere agli estensori di dette normative come sia possibile trasferire detta energia termica in altri luoghi della abitazione oltre al ristretto raggio attorno alla fonte di calore (camino). Una simile fonte di energia termica ha un rendimento talmente modesto che, a considerarlo in maniera esagerata, potremmo arrivare ad un 20%. Con un delta T di 20° fra temperatura esterna e quella interna per 6 mesi, possiamo formulare un consumo orario di legna secca ( Kw 3,5/Kg ) di Kg 12/h che moltiplicato per le 24 ore di un giorno, 30 giorni di un mese e 6 mesi di clima freddo ci portano ad un consumo di 540 quintali annui per ottenere un totale di Kw 47.250 necessari al mantenimento di una temperatura consona agli standard attuali di vita civile. La spesa totale a € 12/ ql sarebbe di € 6.480. Con l’inconveniente di non avere acqua calda. A parte disporre di un fochista in azione 24 ore il giorno ed allo smaltimento di quantità notevoli di cenere ed un posto ove immagazzinare 540 quintale di legna.
Con un inserto ad alto rendimento, per aria calda, si potrebbe scendere ad un consumo di legna pari a 135 ql con una spesa di € 1.620 però senza acqua calda e con il solito fochista in azione. Si può porre in atto un sistema di inserto idraulico, ovvero che riscaldi un circuito idraulico con termosifoni e cisterna inerziale. Qui la spesa lieviterebbe e non di poco, parlare di € 15.000-20.000 sarebbe normale. E durante i mesi estivi si sarebbe obbligati ad accendere l’inserto per disporre di acqua calda con peggioramento delle condizioni di vita. Obbligatorio montare un boiler a gas con suo circuito di distribuzione di acqua calda nei luoghi di utilizzo (cucina e bagni) . Altri € 5.000 da aggiungersi. E’ questo un sistema complessivamente economico ma che richiede molto posto per la legnaia, per il serbatoio inerziale di almeno 1.500-2.000 litri, oltre al modesto posto all’aperto ove sistemare le bombole per il boiler.
Ultimo, e più efficiente, e costoso, sistema che possiamo definire integrato. Questo consiste di un inserto in camino per produzione di aria calda da distribuirsi, mediante condotte, ove necessiti. Una caldaia a pellet per riscaldare, mediante un circuito idraulico con termosifoni, la casa quando l’inserto finisce la propria autonomia ( 1-2 ore massimo). Terzo un boiler o una caldaia a gas (spesso GPL), per alimentare il circuito dell’acqua sanitaria ed, eventualmente, mantenere in funzione l’impianto di riscaldamento a pellet se questo dovesse andare in blocco. Il vantaggio è dato dal fatto che l’inserto ad aria calda può riscaldare gli ambienti in tempi brevissimi, il sistema idraulico, molto più lento, provvederà al mantenimento della temperatura richiesta nel tempo che quello ad aria calda, spec. di notte, non funziona. Il boiler o caldaia a gas provvede all’acqua calda anche nei mesi estivi. Non necessita del fochista, di ampi posti ove depositare legna o serbatoi inerziali. La spesa per ottenere i Kw 47.250 sarebbe in globale (legna+pellet+gas) di € 1.700. L’impiantistica per una abitazione come quella ipotizzata potrebbe oscillare tra i 20.000 ed i 25.000 € . Tralascio il potersi riscaldare con il solo GPL dal momento che nelle condizioni ipotizzate si supererebbero gli 8.000 € annui . Lasciando perdere il riscaldamento con solo camino aperto, folklorico e solo utilizzabile nelle tavernette nei mesi di Luglio ed Agosto per fare la salsicciata con amici quando non si dispone di un barbecue nei pressi.
Conclusioni: se si vuole che chi abita in montagna possa disporre di un sistema integrato, bisogna far sì che le spese di impiantistica siano fortemente agevolate dagli enti pubblici. Ed inoltre, prima di fare certe leggi o disposizioni, conoscere bene la realtà nella quale si va ad incidere, altrimenti si tratta solo di normative vessatorie per la parte più debole della popolazione mascherate da uno spirito pseudo ecologista privo delle necessarie basi tecnico-scientifiche.
Ettore Scagliarini