UNIONCAMERE. Cresce l’attività, calano le imprese

0
576

 

Al termine dei primi tre mesi, prosegue la flessione delle imprese attive
in regione (-2.706 unità, -0,7 per cento) rispetto allo stesso periodo
dello scorso anno. Riduzione per commercio (-1.188), agricoltura (-988) e
costruzioni (-816), attività manifatturiere e immobiliari. Segnali
positivi da servizi alle imprese, attività direzione aziendale e
consulenza gestionale. Bene le società di capitale (+1.918), rallenta il
calo società di persone (-1.914), all’opposto ditte individuali (-2.607).

Più imprese nei servizi, meno nel commercio, costruzioni e agricoltura. Il
primo trimestre del 2018 si chiude in “rosso”, con un saldo negativo tra
iscrizioni e cessazioni delle imprese.

E’ quanto emerge dalla elaborazione del Registro imprese delle Camere di
commercio effettuata dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna.

Le imprese registrate in Emilia-Romagna a fine marzo sono risultate
454.212 quindi 2.717 (-0,6 per cento) in meno rispetto alla fine del 2017,
un dato ancora ampiamente superiore ai saldi prevalenti nel periodo
precedente la crisi. A livello nazionale, nello stesso periodo, la
tendenza negativa è risultata lievemente più contenuta (-0,3 per cento) di
quella rilevata in regione. Nel trimestre, le iscrizioni (8.525) sono
leggermente diminuite, come anche le cessazioni (11.275), ma le prime
hanno segnato il nuovo minimo degli ultimi 20 anni.

Le imprese attive rendono la misura dell’effettiva capacità della base
imprenditoriale. A fine marzo, erano 402.468, ossia 2.706 in meno (-0,7
per cento) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. La tendenza
negativa ha mantenuto lo stesso ritmo dello stesso trimestre dello scorso
anno, mentre a livello nazionale le imprese attive hanno segnato un
lievissimo incremento (+0,1 per cento). Attività economica. A livello di
macro settori, la base imprenditoriale regionale dell’agricoltura, delle
costruzioni e dell’industria continua a restringersi, mentre quella
dell’aggregato dei servizi resta sostanzialmente invariata. In dettaglio,
la riduzione delle imprese attive è stata più rilevante nell’insieme del
commercio (-1.188 unità, -1,3 per cento), nell’agricoltura, silvicoltura e
pesca (-988 unità, -1,7 per cento) e nelle costruzioni (-816 unità, -1,2
per cento). Segno rosso anche per l’industria manifatturiera (-641 unità,
-1,5 per cento), al cui interno solo tre settori registrano un aumento
delle imprese, le attività immobiliari e il trasporto e magazzinaggio.
Segnali positivi vengono solo dagli altri settori dei servizi, in primo
luogo dell’aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi
di supporto alle imprese (+407 unità, +3,5 per cento), quindi dalla
crescita delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+264
unità, +1,7 per cento), dei servizi di alloggio e ristorazione (+167
unità, +0,6 per cento) e dei servizi alla persona (+221 unità, +1,5 per
cento).

Spicca la rapidità della crescita delle attive nella sanità e assistenza
sociale (+4,2 per cento) e dell’istruzione (+3,5 per cento), ambiti nei
quali lo stato del settore pubblico ha lasciato ampi spazi
all’imprenditoria privata.

La forma giuridica delle imprese. Gli andamenti sono nettamente divergenti
anche per le tipologie di forma giuridica. La riduzione della base
imprenditoriale è stata determinata dal più accentuato andamento negativo
delle ditte individuali, scese di 2.607 unità (-1,2 per cento) e dalla
riduzione, più contenuta, delle società di persone (-1.914 unità, -2,4 per
cento). Queste ultime risentono dell’attrattività della normativa sulle
società a responsabilità limitata, che sostiene invece l’aumento delle
società di capitale (+1.918 unità, +2,2 per cento).

SHARE

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here