Con un intervento di estrema urgenza portato a termine in appena un mese i tecnici dell’Unione sono intervenuti per mettere in sicurezza una frana che minacciava l’abitato di Riola, nei pressi della stazione ferroviaria.

Gli abitanti di Riola possono tirare un sospiro di sollievo: con un intervento lampo, giustificato dall’urgenza della situazione, i tecnici dell’ufficio difesa del suolo dell’Unione dell’Appennino bolognese hanno messo in sicurezza una frana che aveva cominciato a minacciare l’abitato nei pressi della stazione.

L’area in questione è caratterizzata da presenza di rocce di formazione arenacea, teoricamente abbastanza stabili: se tuttavia non c’è un deflusso corretto delle acque pluviali a causa dell’accumulo di detriti, rischiano di assorbire troppa acqua e a quel punto cedere, con i danni per l’abitato e la popolazione a cui purtroppo la cronaca ci ha abituati.

L’intervento è stato duplice: prima di tutto nei pressi del punto più scosceso, con pendenza di quasi 40%, proprio a ridosso del centro abitato, è stato realizzato un muro di sostegno per mettere in sicurezza le case. Un presidio di sicurezza indispensabile perché questo tipo di frane si muovono rapidamente, senza dare il tempo di intervenire. Dopo di che è stato ripristinato il corretto assetto del reticolo di scolo delle acque, consolidato il piano nel movimento franoso e costruito un fosso di guardia delle acque in fondo al versante dietro le case, per razionalizzare la raccolta delle acque e convogliarle nel collettore naturale.

Inoltre l’area del corpo di frana, lunga 50 metri e larga 20, è stata sistemata con altre opere di sostegno in legno e di ingegneria naturalistica.

La scelta del legno è legata alla necessità di produrre un ripristino naturalistico. Alcuni paletti in legno infatti serviranno come base per un nuovo rimboschimento dell’area. Dopo aver asportato i detriti, infatti, gli alberi presenti non sono stati rimossi, perché l’obiettivo è quello di rinverdire l’area, sia per una ragione ambientale e paesaggistica, sia perché il bosco rappresenta un buon alleato contro le frane: sono state ripiantate inoltre ginestre e altre piante autoctone.

Siamo soddisfatti di aver portato a termine questo intervento per il quale ringraziamo la Regione Emilia-Romagna per il supporto finanziario e l’Unione per quello operativo” commenta il sindaco Massimo Gnudi. “La salvaguardia del territorio è un elemento chiave dell’operato della nostra amministrazione, su questi temi non intendiamo abbassare la guardia”.

Avviato il 20 settembre e concluso il 30 ottobre, con condizioni operative proibitive perché lo spazio per far operare le gru e le scavatrici era veramente limitato, l’intervento è costato circa 60 mila euro, di cui 50 mila finanziati dalla Regione e 10 mila dal Comune di Vergato.

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Un commento

  1. Ulteriore dimostrazione, ce ne era bisogno?, che quando si decide di fare le cose come Dio comanda, in poco tempo, malgrado le condizioni climatiche, si riescono a fare cose egregie . Non sarebbe il caso di demandare all’Unione dell’Appennino Bolognese la costruzione e la sistemazione delle casette per i terremotati di Amatrice ? Dopo quasi un anno e mezzo fra carte bollate, fotocopie, normative, macerie ancora per le strade, impasse burocratiche, e, sembra, scomparsa di fondi, almeno a leggere la stampa, i poveretti sono ancora con il c.lo per terra . Ubi maior minor cessat, tradotto in italiano : più grande è il disastro e l’onestà scompare .

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