“Il Natale è il 24”, cantava con quella sua voce profonda e malinconica un
grande conterraneo di Alessandro Ramagli, il troppo spesso dimenticato
Piero Ciampi, un “cane sciolto” con Livorno nell’anima. Per il coach
bianconero e la sua truppa, invece, il 24 sarà giorno di lavoro in
palestra, ma anche il 25 sarà allenamento e viaggio per raggiungere Varese,
dove il giorno di Santo Stefano (Pala2A, ore 15, diretta su Eurosport 2,
Eurosport Player e Radio Bologna Uno) saranno impegnati in casa della
Openjobmetis di Attilio Caja. Squadra che ha l’impronta di un tecnico
esperto e valido, assicura il timoniere di Virtus Segafredo.
“Un avversario che fa della solidità, dell’equilibrio e dell’intensità
difensiva il proprio cavallo di battaglia. Una squadra che in casa ha un
rendimento oggettivamente importante, con quattro vittorie su sei partite,
e ricordo che quelle due sconfitte sono arrivate alla prima di campionato
contro Venezia e più recentemente contro Sassari, squadra di talento
significativo. Ma le quattro vittorie casalinghe di Varese sono state
sonanti, con divari notevoli anche contro squadre molto importanti come
Cantù o Trento. Di questa intensità, di questo alto livello di motivazioni
fanno il loro punto forte, dunque incontrarli a casa loro è difficile.
Anche fuori dalle mura amiche hanno giocato gare di grande impatto, pur non
ottenendo vittorie. Anche quelle sono state partite equilibrate e spesso
decise sul filo di lana. L’Openjobmetis è una squadra profonda, fatta di
giocatori funzionali al sistema di gioco che in casa lascia spiragli
all’alto ritmo. La difesa è la quarta del campionato per possesso, c’è
tanta fisicità, ci sono guardie con qualità fisiche, ali di grande
atletismo. Dovremo affrontarli con attenzione, perché vorranno imporre una
pallacanestro fatta di durezza fisica e intensità. Noi dovremo essere bravi
a dosare le conclusioni, e soprattutto partire da una tenuta difensiva che
in trasferta è fondamentale”.
Ultimamente Caja ha rilasciato interviste “sottotraccia”: “Soffriremo, ma
sarà salvezza”, recitava un titolo di alcuni giorni fa. Niente proclami,
molta tenacia e l’elogio del gioco di squadra.
“Non siamo noi a stabilire gli obiettivi altrui, non mi metto mai nelle
scarpe degli altri, cosa che ogni tanto invece vedo fare nei nostri
confronti. Agire sottotraccia, nel senso di trasmettere la necessaria
umiltà che è uno spunto per alimentare le motivazioni, è un bel modo di
portare avanti i propri progetti. Attilio ha esperienza, sa parlare e sa
cosa dire quando parla. Credo che ad oggi Openjobmetis abbia rispettato gli
obiettivi prestabiliti e le modalità, e questo è un tasto vincente per
tenere alta la motivazione dei giocatori. E nello stesso tempo serve a
tenere tranquillo un ambiente come quello di Varese, una piazza storica,
calda, legata alla pallacanestro: in questi ambienti l’equilibrio è
fondamentale, e nel modo di gestire comunicazione e aspetto tecnico di Caja
c’è molta sapienza”.
Dopo una domenica felice al PalaDozza, una trasferta che potrebbe dare
risposte importanti sotto l’aspetto della continuità che, parola del coach
e dei suoi giocatori, ancora si sta cercando.
“Siamo stati molto competitivi nelle prime trasferte della stagione.
Trento, Milano, e poi Pesaro dove abbiamo vinto. Dopo, sono arrivate due
partite in cui onestamente siamo stati sottotono: quella di Brindisi, dove
avevamo anche problematiche numeriche, l’assenza di Stefano Gentile e di
quel giocatore che ancora non avevamo, e poi è diventato Filippo Baldi
Rossi; e quella di Cantù, secondo me la più brutta partita della stagione.
Nell’ottica della ricerca della continuità, andiamo in cerca della
prestazione, che metta un po’ la parola fine su quelle ultime due brutte
gare in trasferta. Questo non significa andare necessariamente e vincere,
ma andare e mostrare la faccia giusta”.
Lontani dal clima natalizio, almeno in palestra, i giocatori hanno messo
fieno in cascina per tutta la settimana. I risultati di questi giorni al
chiuso della Porelli la soddisfano?
“E’ stata una settimana particolare, con un margine più ampio tra una
partita e l’altra, una cosa che comunque va gestita a livello di volume di
lavoro e di carichi. Ci siamo portati dietro l’infortunio che Lafayette ha
subìto nel finale della partita con Torino, e di fatto Oliver è rimasto
fuori per quasi tutti questi giorni, e speriamo di poterlo recuperare e di
avere buone risposte sulla condizione della sua mano. E’ vero, in mezzo ci
sono le feste, ma noi abbiamo tracciato un programma senza sconti: il
Natale lo festeggeremo in pullman, andando verso Varese, e soprattutto
speriamo di festeggiarlo nel viaggio di ritorno, magari portandoci a casa
una vittoria”.
Un doppio ex, Bruno Arrigoni, ha parlato molto bene della costruzione
della Virtus Segafredo di quest’anno. Per Ale Gentile ha avuto parole al
miele, offrendo spunti di riflessione: un giocatore, ha detto, che ha
trovato la sua dimensione, fa il play interno e si mette a disposizione
della squadra, dunque i conti tornano…
“Intanto queste parole vengono da un acuto osservatore, una persona non
banale, che nella pallacanestro ha saputo rivestire tutti i ruoli in modo
vincente: allenatore, dirigente, scopritore di talenti. Bruno è uno che ha
l’occhio lungo, a differenza di tanti che fanno finta di averlo. Credo
abbia perfettamente colto quelle che sono le attuali nostre richieste, ma
anche le attitudini che Alessandro sta mostrando in campo. Per noi è un
giocatore che deve assorbire un volume di gioco importante, che va ben
oltre il numero di conclusioni che si prende. Il volume spesso e volentieri
si specifica nell’impatto a rimbalzo, nella capacità di creare gioco. Poi,
aggiungo che noi abbiamo alcuni giocatori che hanno un nome altisonante
sulle spalle, e finiscono spesso sotto la lente di ingrandimento per quanto
riguarda le prestazioni individuali. Invece credo vadano valutati per
quello che sono in grado di dare alla squadra, rispettando le loro
caratteristiche. Vanno un po’ anche lasciati in pace, da questo punto di
vista. Per noi deve contare il fatturato all’interno di una squadra che è
stata costruita soprattutto intorno a loro, e di loro ha bisogno perché
hanno opzioni tecniche significative. A volte ho la sensazione che se fosse
valutata di più la loro performance all’interno della performance della
squadra, piuttosto che mettere in risalto i numeri, faremmo del bene al
gruppo e anche a loro”.
Marco Tarozzi
Media Relations Virtus Pallacanestro Bologna