Alle voci delle Istituzioni e dei politici si affianca con toni molto fermi e decisi quella della CNA che rappresenta non tanto migliaia di Soci quanto una categoria di lavoratori che svolgono attività essenziali per la vita sociale ed economica dell’Appennino.
“Il maltempo di questi giorni sta dimostrando la fragilità dell’Appennino Bolognese: nelle ultime settimane, infatti, nella zona della valle del Limentra, nonostante la situazione metereologica non fosse allarmante, le prestazioni di fornitura di energia elettrica e di telefonia nella zona non sono risultate idonee allo svolgimento delle attività lavorative.
Cna Bologna è venuta a conoscenza della situazione a seguito di una richiesta da parte di alcune sue aziende associate nella valle, di un mancato funzionamento della corrente elettrica durante l’orario lavorativo in presenza di condizioni metereologiche atmosferiche non di particolare calamità. Le aziende interessate sono della produzione meccanica e contano un totale di 100 dipendenti.
Inoltre, per la recente nevicata del 13-17 novembre 2017, Cna aveva già chiesto attraverso un sondaggio alle aziende dei comuni dell’Appennino, della valle dell’Idice e di Savigno, quali fossero i danni riscontrati a seguito della precipitazione nevosa: in molti casi si erano verificate interruzioni della corrente elettrica o del ciclo produttivo per una perdita di fatturato stimabile in media a 15.000 euro ad azienda e più di due giornate di lavoro perse.
In questi ultimi giorni, invece, la corrente elettrica è mancata per brevi periodi, per poi ripristinarsi. La questione potrebbe essere di poco conto se questa interruzione riguardasse delle utenze domestiche; per un’azienda, però, con macchinari e utensili costosi, cicli di lavorazione spesso lunghi e complessi, consegne tassative e ritmi serrati, le conseguenze sono disastrose. L’interruzione di corrente elettrica, infatti, fa interrompere la macchina utensile, con conseguente rottura di utensili e danneggiamento dei particolari in lavorazione. Le frequenti interruzioni e ripristini possono anche danneggiare la componentistica elettronica delle macchine utensili, il cui malfunzionamento può determinare il fermo macchina e la necessità di un costoso intervento di manutenzione.
Cna Bologna ha già fornito tutte le informazioni utili ai suoi associati su come affrontare le pratiche burocratiche e come richiedere risarcimenti all’ente di fornitura elettrica per i danni, ma chiede alle istituzioni, alle altre associazioni e alle compagnie di fornitura di energia elettrica e telecomunicazioni, di costituire un tavolo di crisi per verificare le infrastrutture tecnologiche presenti in Appennino e verificare lo stato delle ordinarie manutenzioni. I comuni più interessati dai danni di questi giorni sono Grizzana Morandi, Gaggio Montano e Camugnano.
“L’inverno non è ancora arrivato e la montagna ha già dimostrato tutta la sua fragilità – dichiara Marco Gualandi, Presidente Area Appennino Cna Bologna – molte aziende per 10 centimetri di neve o una folata di vento sono state costrette a chiudere l’impianto produttivo, mandare a casa i dipendenti e ritardare le commesse. Questo non è ammissibile. La montagna deve essere preparata ad affrontare l’inverno: ben venga la neve nei mesi invernali, è necessaria per contrastare la siccità estiva, per aprire gli impianti sciistici e attrarre quindi turismo sull’Appennino. Purtroppo, però al primo mal tempo, piogge, vento o neve le imprese si ritrovano in ginocchio. E non sto parlando di calamità naturali ma semplici condizioni metereologiche tipiche delle zone di montagna. Quello che manca è la prevenzione della calamità, si preferisce subire le conseguenze dell’emergenza che operare nella manutenzione ordinaria. Quello che chiede Cna Bologna è un tavolo di crisi con gli enti locali, l’Unione dei comuni, la Città Metropolitana e le altre associazioni, per essere preparati e risolvere uniti una problematica che ormai è sotto gli occhi di tutti”.
Le aziende della valle del Limentra, così come della valle del Reno e della valle del Setta, sono infatti consce della difficoltà lavorative in territorio di montagna: prima fra tutte una evidente difficoltà nella viabilità conseguenza della frana della strada provinciale 62, del 2015, e il mancato intervento di ripristino stradale; le conseguenze della frana hanno riguardato l’aumento dei costi per il trasporto.
Non in ultimo, appunto, le interruzioni e le micro-interruzioni di energia elettrica di questi giorni che hanno causato problemi anche agli apparati telefonici e alle centraline con l’ulteriore aggravio di mancanza di rete telefonica e informatica. In queste situazioni spesso le aziende sono costrette a interrompere la produzione, chiudere le aziende e rimandare a casa il personale perché troppo pericoloso continuare a lavorare in quelle condizioni: le aziende quindi devono richiedere la cassa integrazione per i dipendenti impossibilitati al lavoro e a ritardare le consegne ai clienti.