Seggiovie a bassa quota

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Ho letto di funivie in città, si parla di Bologna. Comunque è da tempo che vengono costruiti impianti sciistici a quote ove, da tempo, non vi sono precipitazioni nevose degne di questo nome, oppure che mai vi è stata una nevicata. Una pista di plastica, uno o più impianti di risalita, discoteca, ristorante, bar, luoghi di ritrovo ecc a fare da contorno attrattivo e…voilà…molti appassionati della discesa sciistica frequentano detti siti. Facciamo mente locale al comprensorio sciistico bolognese, il Corno alle Scale, ove da oltre 40
anni vengono investiti molti soldi pubblici su seggiovie ed impianti di innevamento artificiale ed in programma vi sono altri investimenti considerevoli. Nel contempo cosa è successo nel comune su cui insistono tali impianti ? Nel solo capoluogo, Lizzano in Belvedere, hanno chiuso più del 70% delle attività commerciali, di intrattenimento, di ristorazione, di accoglienza ed altro. Si potrebbe dire che se non ci fossero stati tali investimenti la cosa sarebbe stata più grave. Può darsi, ma bisogna però considerare che alcuni fattori negativi non sono stati assolutamente considerati e si è spinto su investimenti, appalti, che di
certo non avrebbero portato alcun beneficio.

Vediamo nel dettaglio quali sono questi fattori negativi nel
comparto invernale : sci . Innanzitutto, rispetto agli anni 60 del secolo scorso, vi è stato un notevole calo dell’appeal di tale attività. In quegli anni era quasi “obbligatorio” andare a sciare. Infatti si vedevano sulle piste persone, definite “Cannibali”, che scendevano ruzzolando sci ai piedi e dimostrando platealmente di
essere totalmente negati per tale disciplina sportiva. Ma era “Necessario” dire che si era andati a sciare.
Contemporaneamente, post metà anni 80, l’innevamento naturale ha iniziato a ridursi sia nel tempo che nello spessore. L’impiego dei cannoni sparaneve ha iniziato ad essere sempre più determinante per l’utilizzo delle piste. Cosa ha comportato questo, in special modo negli ultimi 20 anni ? Ad una contrazione del così detto Ski Spirit, ovvero del piacere di recarsi in montagne coperte di neve, sci ai piedi, e di vivere una o più giornate in un ambiente meraviglioso, da favola. Da anni ci troviamo con inverni caldi, con scarse precipitazioni nevose, con alcune piste innevate artificialmente in un panorama di
erba secca e sassi con montagne di color marroncino. La causa di ciò ? La Crisi Climatica per anni negata, con Climatologi derisi e definiti “Terroristi”. Certo gli appalti in quota per impianti di risalita avevano bisogno dei “Nemici” su cui riversare le responsabilità della crisi della montagna. Nell’elenco dei così detti “Nemici della Montagna” ci sono finiti : Università, ISTAT, ISPRA, Centri di ricerca e di studio, Ambientalisti ed altri. Certo che un istituto come l’ISPRA , quasi mai citato, mostra dati, piantine e grafici che certificano come in tre regioni italiane le precipitazioni nevose siano diminuite di oltre il 90% e sono :
Sardegna, Toscana ed Emilia-Romagna, per quegli Enti Pubblici che hanno deciso di rivestire l’Alto Appennino con una ragnatela di impianti a fune, dia un po’ di fastidio. C’è chi ha definito la Crisi Climatica “Solo un’opinione”. Ne consegue che nelle pianure emiliano-romagnole, in Florida ed a Valencia, solo per citare tre luoghi, hanno Opinioni Sbagliate. Cosa si prospetta STATISTICAMENTE nei prossimi anni nell’Alto Appennino Bolognese ? Una costante diminuzione dell’innevamento naturale sia in termini di spessore che di durata sul terreno stante il costante aumento della temperatura rendendo, spesso, vano l’impiego dell’innevamento artificiale. In ultimo il costo di una domenica passata a sciare
per una famiglia di tre persone : padre, madre ed un figlio di 12-13 anni che fra spese di viaggio, abbonamento degli impianti, noleggio delle attrezzature e poco più si trova a spendere tra i 350 ed i 400 €. Come uscire da questo cul de sac ? Per quegli Enti che hanno a cuore gli appalti, basta dire che gli impianti a fune servono per portare sul crinale appenninico portatori di handicap motori a scorrazzare. Ci si dimentica però di vedere se a quota meno elevate le strutture di ricezione, i servizi ed altro siano adeguate alle necessità di queste persone. E coloro che vivono in montagna ? Viene loro prospettato, come
sempre, un futuro Paese delle Meraviglie, il tutto ovviamente senza alcuno studio su : Flussi ambientali, ricadute economiche sulle popolazioni residenti, impatto ambientale, infrastrutture adeguate ecc ecc ecc da poter mostrare, anticipatamente, ai contribuenti al fine di creare un dialogo democratico con chi ci mette i soldi. D’altronde, a quanto sembra, nessuno si è accorto, nel Belvedere, della chiusura di oltre il 70% delle attività, quindi si può proseguire su detta strada. Ritorniamo agli impianti a fune a bassa quota.
Come ho detto, potrebbe essere un business non trascurabile. Molte persone cui non attira passare dalle 4 alle 6 ore in viaggio per arrivare a sciare, più esattamente, come detto da uno esperto :”Oggi si scende, non si scia” , a passare alcune ore su piste, talvolta, acquitrinose circondate da terreni brulli, costoro se avessero, a breve distanza, una o più piste di plastica con quella serie di servizi di cui ho parlato, potrebbero frequentare detti posti molto spesso anche di sera o di notte se le attrezzature vengono adeguate a detti tempi. Quindi ? Se gli stessi Enti che investono milioni in Appennino trovassero
vantaggioso investire danaro pubblico, oppure in connubio con qualche esponente del mondo finanziario, mettere mano ad appalti di impianti a fune con relativi servizi in qualche collina attorno a Bologna, otterrebbero alcuni vantaggi : innanzi tutto avere il consenso di migliaia di cittadini che troverebbero, breve distanza da casa, il luogo ove potersi divertire in una attività altamente gratificante.

Noi ci dimentichiamo che il consenso di migliaia di cittadini potrebbero avere un risvolto in sede di urne elettorali. E, da non sottovalutare, vi sarebbero appalti non trascurabili. E chi opera in montagna ? Sarà opportuno, e già si è iniziato a parlarne, fare presente che il comparto neve è destinato, prima o poi, a breve, comunque, per essere quasi irrilevante economicamente sostituito dalla frequentazione di persone con handicap motori. E poi, guardiamo i numeri ! Quanti sono gli elettori in montagna che gravitano sulla
economia della neve ? Assai di meno di ampi strati di cittadini che potrebbero recarsi sulle piste artificiali dodici mesi l’anno con il corollario di ristoranti, bar, discoteche ed altri intrattenimenti tutti nello spazio di poche centinaia di metri ed a contatto di gomito con il centro cittadino e le sue più o meno ampie periferie. Una simile attrattiva non passerebbe di certo in secondo piano ! Vedremo

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