Un annoso dilemma

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Mi sono sempre chiesto, almeno da 35 anni, quali fossero le ragioni che hanno portato il Belvedere al disastro. Troppo facile e non veritiero definire i belvederiani una manica di imbecilli. Le ragioni erano e sono molto più profonde. Mi ha illuminato la rilettura di un volumetto di U. Eco “Tra menzogna e ironia” . Mi sono focalizzato sul capitolo “Il linguaggio mendace in Manzoni” ed in particolare alle pag.45 e seguenti intitolato “Il delirio e la pubblica follia” che tratta della peste a Milano del 1630 (Promessi sposi). Lì una collettività nega, con tutti gli artifizi verbali ed “illogici”, la realtà della peste. Tutto ciò malgrado un medico di notevole esperienza, Ludovico Settala, conferma ciò che aveva visto ed esprime una fondata opinione, rischiando il linciaggio. Qui, mutatis mutandis, siamo in una situazione analoga. Una sistematica e costante chiusura di attività di intrattenimento, alberghiere, di ristorazione e commerciali mai fatto oggetto di qual si voglia dibattito. Gastroenteriti per 74 persone a ferragosto con ampia pubblicità, negativa, sui media, pubblicità considerata, invece positivamente. Essendo il guaio causato da un acquedotto, chi ha invitato a dedicare più energie, tempo e danari a sistemare gli acquedotti invece di perder tempo in convegni privi di senso, si è beccato due denunce per diffamazione, una raccolta di firme a sostegno di tali denunce e alcune minacce da codice penale. Ludovico Settala del 3° Millennio . Non bastasse, a seguito di tali gastroenteriti con relativa fuga di turisti, l’anno seguente si è avuto una contrazione del flusso turistico del 30,2 % . Tutto tenuto accuratamente sotto il tappeto. Va tutto bene ! Chi evidenzia le gravi pecche del comprensorio finisce nel novero dei Nemici della Montagna : Dipartimenti universitari, Istat, ricercatori, ambientalisti ed altri. Vi sono da aggiungere in tale elenco i Climatologi soggetti a sistematici sbeffeggiamenti ogni qual volta arriva una corrente d’aria fresca, in inverno, con nevicate fra alcuni mm ed alcuni cm , regolarmente disciolti dopo pochi giorni da una successiva corrente calda. Questi sbeffeggiamenti raccolgono ampia partecipazione. Malgrado questo, i giorni dedicati allo sci al Corno alle Scale si sono progressivamente contratti sino ad una quindicina di giorni ed utilizzando solo due impianti di risalita di cui uno del campo scuola. La presenza sciatoria è miserrima ma, si danno annunci di migliaia di turisti invernali ed oltre 100.000 nei periodi più favorevoli. Ci sarebbe ben altro da analizzare ! Ieri ho incontrato in centro a Bologna una signora che ha una casa a Lizzano. Le ho chiesto se per questi giorni di festa avesse in programma di andare su. Mi ha risposto “A far cosa ? Essere a Lizzano è di un deprimente unico ! Me ne sto a Bologna. Ci penserò a fine Luglio”. Per me il parallelo Peste manzoniana – Belvedere è particolarmente azzeccata . La peste non c’è e se ci fosse sarebbe colpa degli untori (Climatologi, dipartimenti universitari, istat, ecc ecc ). Non pubblicabile, ovviamente !

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