Auto privata e trasporto pubblico

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Ho letto che l’Italia è il paese europeo nel quale si utilizza di più il mezzo privato, auto, per spostarsi, in controtendenza agli altri paesi europei. Le pecche sono imputabili a trasporti pubblici poco validi ed ad una pianificazione urbana estremamente carente. Partiamo da questa ultima voce, la pianificazione urbana. E’ sufficiente, parlo di Bologna, viaggiare per Via Murri, Via Toscana, Via Dagnini e zone limitrofe per capire che di pianificazione urbana, dal 1950 in poi, non si è fatto nulla. Basta confrontare l’edilizia della fine 800 e quella successiva sino alla II G.M. , per capire quale scempio si sia effettuato nella città. I fabbricati, anche di grandi dimensioni, costruiti prima del secondo conflitto mondiale, avevano, mediamente, una certa area destinata a giardino privato, che ha consentito, dopo il 1950 con la motorizzazione di massa, di destinare una certa superficie a parcheggio privato fuori dalle strade. Successivamente, si sono edificati degli enormi falansteri senza aree verdi, senza aree di parcheggio fuori dalle strade. Insomma si è data totale libertà alla speculazione sino all’ultimo centimetro utilizzabile per gli appartamenti. E’ vero che l’amministrazione di Bologna, allora, concepiva l’auto quale espressione degenerata del capitalismo, ma non rendersi conto della esplosione della motorizzazione privata, auto, e dell’affrontare i problemi che questa avrebbe procurato nella città, si è andato ben oltre ai fondamenti ideologici accennati. In poche parole le aree di parcheggio sono le strade e le piazze con le ovvie conseguenze di aver trasformato una delle più belle città medioevali d’Europa in un gigantesco parcheggio. Non bastasse, si sono ristrette le vie di transito a dei livelli di quasi strettoie. Si provi a viaggiare con l’auto per Via D’Azeglio sia in uscita che in entrata per capire cosa significhino due parcheggi sui lati di una strada di per sé piuttosto ampia. Se poi stanno transitando mezzi di trasporto pubblico, autobus, o furgoni per consegna merci ed altri veicoli aventi certe dimensioni, siamo in piena demenziale lotteria nel cercare di infilare l’auto in passi carrai onde consentire il transito di tali automezzi ed anche veicoli provenienti in senso inverso. La umoristica soluzione sarebbe quella di girare tutti in bicicletta, come consigliato in alto loco. Pensare, invece ad un programma di costruzione di aree di parcheggio al fine di liberare piazze e strade dai veicoli lì sistemati e rendere più fluido il traffico, specialmente del trasporto pubblico rendendolo più competitivo ? E’ da parecchi decenni che non sento, nei vari programmi amministrativi, un solo pallido accenno a tale problema. Problema che non si risolve obbligando la cittadinanza, in pratica, a optare per l’uso, anche sconsiderato, della bicicletta. Non è casuale che si accetti il traffico su due ruote sotto i portici, attraversamenti di incroci con il rosso, contromano e, di sera e di notte, senza luci. L’uso di qual si voglia veicolo non può essere una forma coercitiva, ma una libera scelta del cittadino a seconda della convenienza, dell’uso e delle condizioni climatiche e fisiche della persona. Qui il discorso si farebbe lungo toccando anche un argomento piuttosto delicato : il concetto di DEMOCRAZIA. E’ noto, infatti, che le denunce per diffamazione, nella sola Italia, rappresentano il 25,5% dell’intera Comunità Europea e, come si è evidenziato in sede U.E., dette denunce nella stragrande maggioranza non hanno alcuna ragione logica, sono solo strumenti di intimidazione utilizzati dagli appartenenti alla casta politico-burocratica-amministrativa per far tacere chi non ha opinioni allineate. Volgarmente possiamo definirlo un terrorismo istituzionale. Ho accennato al solo problema delle denunce per diffamazione, ci sarebbe da scrivere un corposo “Cahier de doléancés” per come, spesso, il cittadino italiano venga considerato un suddito.

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