ALTO RENO TERME: Porretta Cinema conferisce il Premio Petri a Fabrizio Gifuni

Il celebre attore romano ospite al Festival del Cinema di Porretta, tra ampi consensi e riflessioni sul cinema di ieri e di oggi

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Il cinema avvolge.

Il cinema coinvolge.

Il cinema resiste….nonostante le mille difficoltà, nonostante il Covid che ha accelerato un processo già in corso (almeno stando a quanto dicono i sedicenti “esperti” del web).

Il cinema resiste…nonostante la bassa affluenza di un pubblico, forse non più educato alla magia della sala, ma costretto, suo malgrado, a farsi fagocitare dalla scelta esagerata che le ormai prepotenti piattaforme streaming offrono costantemente, minacciando una indigestione visiva davvero ardua da sostenere.

Il cinema ancora resiste, nonostante gli imponenti ostacoli cui gli esercenti devono continuamente far fronte, non ultimi gli aumenti spropositati di luce e affitti, tanto per dirne qualcuno, e le continue vaghe promesse di governi, che ancora non sanno o non vogliono sapere il vero significato della parola cultura e come questa parola sia strettamente associata ad un’altra importantissima parola: comunità.

Il cinema resiste e lo fa grazie all’entusiasmo, l’impegno e il cuore di tantissime persone, addetti ai lavori e non, che continuano a credere nella Settima Arte e la promuovono, traendo loro stessi emozioni e sensazioni che non devono essere lasciate a decantare, ma continuamente spronate e coltivate.

Emozioni che fanno nascere i Festival cinematografici, anche cosiddetti “minori”, ma che minori non sono affatto.

 

Kermesse come quella del Porretta Film Festival, giunta alla 21esima edizione, che non soltanto valorizza il territorio dell’Appennino, ma impartisce una delle lezioni più importanti che il cinema comunica, ossia quella di condividere, di unire e ispirare riflessioni e discussioni a seguito della visione in sala.

Un Festival in grado di emozionare, non soltanto gli organizzatori e gli spettatori che, sempre più numerosi, presenziano alle attività che vengono svolte nella settimana di eventi, coinvolgendo giovanissimi e adulti, ma emoziona anche i grandi nomi della regia ed in questo caso, della recitazione che intervengono come ospiti, a testimonianza dell’importanza di situazioni che si sono guadagnate di diritto la loro identità.

 

 

Un’emozione sincera, che traspare dagli occhi e dalle parole di Fabrizio Gifuni, al quale è stato conferito il Premio Elio Petri alla carriera di fronte ad un nutrito pubblico che ha decretato l’importanza della carriera artistica di uno dei più grandi e invidiabili talenti artistici della nostra contemporaneità.

Gifuni, magistrale interprete di Aldo Moro (che ha incarnato più volte, in teatro, cinema e televisione), di Franco Basaglia, Papa Paolo VI, Giuseppe Fava, Alcide De Gasperi e tanti altri nomi di un’Italia ormai lontana, ma mai dimenticata, ha comunicato la sua gratitudine e l’amore verso il pubblico che ha presenziato all’incontro.

Emozioni mai recitate, badate bene. Emozioni sincere, che sono lontane anni luce da qualsiasi copione; emozioni che solamente un grandissimo attore può scindere, senza risultare fittizio.

È innegabile, purtroppo, che il cinema stia attraversando, ormai da tempo, un periodo estremamente impegnativo.” Ha commentato il vincitore del Nastro D’argento e tanti altri premi, grazie al ruolo de Il Capitale Umano di Virzì “Ma, da inguaribile ottimista, penso che la battaglia sia destinata a essere vinta. Ciò che è importante e che, tale battaglia, faccia sentire la voce non soltanto di attori, registi ed esercenti, ma anche del pubblico che ancora desidera di provare la magia del cinema. Da uomo del 900, adoro la sala e mi piace andare al cinema anche da solo, proprio per un’educazione diversa che i giovani di oggi faticano ad avere, questo è comprensibile. Bisogna appunto concentrarsi su questo, perché l’interesse è ancora presente, seppur sopito a volte.

Gifuni ha poi continuato sull’importanza di non distinguere attori di teatro da attori di cinema e televisione, così come non incasellare il genere di un interprete, confinato a soli ruoli da commedia o drammatici o d’azione, portando avanti una concezione distorta che ha preso inspiegabilmente piede negli ultimi anni, soprattutto nel cinema di casa nostra:

L’attore è attore, attraverso qualsiasi mezzo scelga di esprimersi. Proprio per questo motivo, ho sempre cercato di instradare la mia carriera in tal senso. Se una sceneggiatura è buona, se la storia è valida, sono il primo a dare tutto me stesso e credere nel progetto nel quale sono coinvolto, professando sempre il concetto di gioco che, come tutti i bambini sanno, è una delle cose più serie che la vita ci dona. Inutile intraprendere qualunque strada, se non ci si diverte, ovviamente traendone gli insegnamenti che accrescono la nostra esperienza, l’esperienza di ognuno di noi. E attenzione a definire il cinema come tempo libero, perché a mio modo di vedere, specialmente oggigiorno, si tende a ritenere tutto quello che è tempo libero come non essenziale, non rilevante. Non c’è nulla di più sbagliato: il tempo libero è la nostra vita, è ciò che scalda il cuore e l’anima di ogni persona e come tale deve essere tutelato, in primis da noi stessi. Solo così avremo modo di portare un messaggio potente alle istituzioni che si occupano di arte e cultura, in modo da cambiare quello che deve essere cambiato.

A proposito del Premio conferito, Gifuni ha ribadito come proprio il nome dell’indimenticabile regista di Indagine e La classe operaia va in Paradiso, abbia influito sulla sua scelta di diventare attore:

La prima volta che vidi Indagine su un cittadino, rimasi incantato dal modo di mettere in scena la storia e di Volonté nell’interpretare quel personaggio così specchio della società di quel tempo. Capii di trovarmi davanti a qualcosa di profondamente diverso da tutto il resto, una sorta di esperienza primaria. Da lì fu una discesa continua in questo pozzo delle meraviglie del cinema italiano. Ricevere oggi questo premio, dove in giuria è presente anche Alfredo Rossi, di cui ho letto, da ragazzo, un saggio che ha cambiato il mio modo di vedere il cinema in generale, nel mezzo di una critica cinematografica finalmente alta e in grado di raccontare in maniera esaustiva le intenzioni di un autore è qualcosa che mi emoziona profondamente.

Intanto, il FCP prosegue fino a sabato 10 dicembre, con appuntamenti e proiezioni per tutti i gusti e le tipologie di pubblico, mentre è fervente l’attesa per il vincitore del concorso Fuori dal Giro.

 

Il programma completo della kermesse è disponibile su www.porrettacinema.com

 

Foto di Fabrizio Carollo

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